Come Comunità, stiamo vivendo un momento in cui siamo chiamati alla festa della Madonna della Pietra con uno sguardo nuovo e nel cuore siamo interpellati personalmente alla domanda capitale che Dio ci pone anche nella drammaticità delle cose:”Chi sono io e perché io?”
Maria, nell’Annunciazione, si è posta la stessa domanda che ci interpella a vivere il dopo. Un SI’ non nasce spontaneo, ma è frutto di un cammino.
Leggendo uno dei tanti commenti di don Giussani sull’Angelus, mi colpiva questo in particolare:” La nostra vita di peccatori può diventare migliore non attraverso chissà quali programmi, chissà quali capacità, ma se fa la volontà di Dio. «Avvenga di me secondo la Tua parola» Questa è la grandezza che può venire in ogni istante, in qualunque condizione, seppelliti dentro le quattro mura della casa, oppure nella lotta con il tempo brutto nelle strade. Ogni momento della vita può diventare una cosa grande”.
Questo tempo ci interpella nel cuore per vivere quella festa vera che spesso viene offuscata dai mille problemi organizzativi, perdendo così lo sguardo vero alla festa che è un invito ad essere ciò che siamo.
Scriveva Coelho:”Ti amo come un fiume libero, ma sempre in movimento”.
In questo periodo, come spesso ho ripreso negli avvisi alla Comunità, più volte ci dovremo adeguare alle novità. Non è sempre un male uscire fuori dagli schemi, anzi siamo chiamati a metterci in gioco.
Anche San Giuseppe e la Madonna, avranno desiderato un cammino diremmo “normale”, eppure sono stati chiamati ad una novità:
Nel dono del Figlio, ci si mette in gioco con se stessi.
In occasione della festa, nella gioia di Maria, la nostra Comunità vive quel dono di essere appunto una Comunità in comunione.
“La parola “Chiesa”, dal greco ekklesia, significa “convocazione”: Dio ci convoca, ci spinge ad uscire dall’individualismo, dalla tendenza a chiudersi in se stessi e ci chiama a far parte della sua famiglia” (Papa Francesco)
Siamo ai piedi della Madonna della Pietra ad invocare a Lei la volontà di costruire sulla pietra-roccia che è Cristo, la nostra casa, cioè, la speranza nel futuro.
Il dramma del Covid ci interpella nella speranza di essere Comunità in festa perché certi della Sua Presenza.
San Giovanni Crisostomo, nell’interpretare il passo del Vangelo-La casa costruita sulla roccia- così diceva:”La casa non cadde perché venne la tempesta ma perché era costruita sulla sabbia”.
Questo è il tempo in cui riviviamo in noi, ri-cordiamo, riportiamo al cuore la memoria della provvidenza di Dio che non lascia l’umanità sola, in balia delle onde del male, ma che ci offre nel dono della Madonna il porto sicuro in cui approdare, affidare a Lei le nostre fatiche, le nostre paure e dissetarsi dell’amore che ci propone per essere quel che siamo, amati da Dio. Don Roberto Celia
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