Quando morì il califfo, il trono rimase temporaneamente vuoto.
Sfacciatamente, un povero mendicante ci si sedette sopra.
Il gran visir ordinò alle guardie di acciuffare il pezzente macchiatosi di un tale sacrilegio, ma quest’ultimo rispose:
“Ma io sono al di sopra del califfo!”.
“Come osi dire una cosa del genere!”, esclamò stupefatto il gran visir.
“Al di sopra del califfo c’è solo il Profeta”.
“Infatti io sono al di sopra del Profeta”, proseguì il mendicante imperturbabile.
“Cosa? Come ti permetti, miserabile!
Al di sopra del Profeta c’è solo Dio!»,
“lo sono anche al di sopra di Dio”.
“Miscredente!”, urlò il gran visir sull’orlo di una crisi apoplettica.
“Guardie! Sbudellate subito quel furfante. Al di sopra di Dio c’è niente!”.
“Infatti, io sono niente!”.
“Imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime” (Matteo 11,29).