C’è una morte che ti prende nel cuore oltre che nel corpo.
Ci capita spesso di ascoltare o di dire questa espressione: ”Quando muore una mamma, è diverso…”
In un certo senso, la morte ha un suo dolore che da’ per scontato una certa affettività.
C’è un momento però che fa la differenza in ognuno di noi.
La paura fa la differenza tra noi.
La paura ti fa svegliare di notte.
La paura ti scuote dentro, quel sudore freddo che ti ritrovi addosso, cercando di ricapitolare nella tua mente, il perché di tutto ciò.
La paura svuota tutto attorno a te e ti ritrovi solo.
Nel dolore, c’è quella solitudine che mette in gioco tutto il tuo essere, madre o padre, figlio o fratello.
Penso alla Madonna, al dolore del cuore nel vivere con il Figlio il cammino al Calvario.
Il viverlo con Lui. È come accompagnare un figlio nella sala operatoria.
Una morte continua, un’attesa del destino di Dio, un’ attesa del Suo segno e come quando ti svegli nella notte e speri che sia stato solo un incubo.
Ma c’è quel reale che ti chiama. C’è quel sacrificio del Figlio che va con passo lento, affannato, verso il sacrificio della Croce, al dono della Redenzione.
Quello di Cristo è un amore che solo la Madonna, Lei che è la “piena di Grazia” può vivere.
“Che bel fin di chi ben amando more”.(Petrarca)
Mi voglio soffermare sul passo del Vangelo di Giovanni:”Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala”.
La Madonna vive in quel momento una dolce compagnia.
Quella compagnia non può certo sostituirsi al suo dolore e tanto meno, può consolare. E’ come essere dentro un pozzo profondo e non vedere nessuna corda o appiglio a cui afferrare la mano e risalire.
Ma c’è quella speranza di vivere tutto ciò, nella compagnia di chi si ama:
Una compagnia che crede nella speranza di Cristo. Pensiamo al passo del vangelo della guarigione del paralitico:”Ed ecco alcuni uomini, portando sopra un letto un paralitico, cercavano di farlo passare e metterlo davanti a lui. Non trovando da qual parte introdurlo a causa della folla, salirono sul tetto e lo calarono attraverso le tegole con il lettuccio davanti a Gesù, nel mezzo della stanza. Veduta la loro fede…”
C’è una fede vissuta nella compagnia.
E quando tutto sembra oscuro, il Figlio ci offre la croce per risalire dall’oscurità della sofferenza e vivere la speranza.
“Siate ancorati a questa speranza: questa àncora che è nel cielo; tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza”.
(Papa Francesco)
Di fronte alla croce, il dramma della morte apre la porta alla Redenzione. Come Maria, viviamo la scelta di essere Suoi!
Vi rileggo il passo del card. Martini che abbiamo già meditato in quaresima: ”Davanti alla croce di Gesù siamo tutti chiamati a scegliere da che parte stiamo: o con Lui, accettando che l’amore qualche volta è anche faticoso o con quelli che lo crocifiggono”.