La festa di oggi conclude questa settimana di preghiera che abbiamo rivolto ai nostri martiri Cosma e Damiano, venerati in tutta la chiesa in particolare per la loro intercessione nella malattia.
Ci aiuta a riflettere su un aspetto che spesso abbiamo dimenticato. Spesso è come se avessimo il timore di parlarne.
Ricordo un episodio del Beato Don Gnocchi che ai suoi mutilatini diceva con parole simili:
”Il mio più grande dolore non è solo che i bambini soffrano, ma che questo dolore vada perduto”. Educava così i suoi piccoli ad offrire le loro sofferenza a Gesù.
Spesso questo lo si diceva agli ammalati quando si andava a fare visita. Ora è come se avessimo il timore di dire ai bambini:
”Abbiamo due mamme, quelle celeste e quella terrena”.
Però non ci scandalizza quando saremo costretti a dire che abbiamo due papà o due mamme terrene o 1 o 2 genitori.
La nostra fede si misura sempre con una scelta:La scelta di essere di Cristo.
Cosa significa questo?
Enzo Bianchi scriveva:”Il martirio di Giovanni Battista: Osava parlare chiaro e senza paura anche ai potenti: questo era ed è intollerabile”.
Noi offriamo la nostra testimonianza anche alzando la voce verso coloro che stanno negando sempre più la nostra libertà, difendendo alcuni principi che appaiono come proposte di uguaglianza, ma che, in realtà,sono sempre imposizioni di un’ idea che non è altro che un distaccare il nostro cuore dai valori fondamentali come “Famiglia, fede, uguaglianza e non uniformità tra i sessi ecc…”
La persecuzione occidentale, nella cosiddetta libertà, propone di separare la fede dalla realtà. È come dire:”Credere in Dio è un fatto privato”.
Martire non è colui che lotta per un ideale, giusto o etico.Martire è colui che offre la sua vita, la sua voce, il suo fare, affinché l’ideale del Cristianesimo, l’annuncio alla vita che Gesù ci offre, sia proclamato e vissuto e non rimanga un’ideologia. Si ama l’uomo perché è uomo. Non si ama l’umanità, solo per un sentimentalismo che soddisfa la nostra coscienza con la raccolta dei vestiti o altro per gli Afghani o quando in ogni settimana assistiamo agli sbarchi degli immigrati e li sfruttiamo nel momento in cui ne abbiamo bisogno.
“Gli esempi delle morti eroiche di Spartani e di altri, non ci commuovono: invero, che mai ce ne viene? Invece, l’esempio della morte dei martiri ci commuove, perché sono «nostre membra»!. Abbiamo con loro un vincolo comune; la loro fermezza può ispirare la nostra”.(Blaise Pascal)
Necessita la fermezza del vivere, ponendo sempre lo sguardo a Colui che si è lasciato crocifiggere per amore dell’uomo.
Cristo non è martire per una testimonianza di solidarietà per il popolo oppresso dai romani.La Madonna non è la prima martire della fede perché madre di un figlio che vive un dolore immenso.I santi Cosma e Damiano, san Biagio nostro patrono e tutti gli altri martiri non hanno lasciato la vita di questo mondo perché facevano una lotta politica o sociale.Anzi!
”Il tiranno muore e il suo governo è finito. Il martire muore e il suo governo inizia”.(Søren Kierkegaard)
Martire è colui che scopre ogni giorno, ogni istante, ogni respiro, come appartenenza al Padre.
Il figliol prodigo sente il bisogno di essere casa.Vive la certezza di un Padre che ogni giorno sta in attesa del suo ritorno e vive con Lui la festa di essere comunione.
“Il vero martire è colui che è diventato lo strumento di Dio, che ha perduto la sua volontà nella volontà di Dio, e che non desidera più niente per se stesso, neppure la gloria di essere un martire”.(T.S. Eliot)
Cosa hanno vissuto nella loro pienezza di vita i santi Cosma e Damiano, se non il desiderio della ricerca di Dio nell’uomo che Lui stesso gli poneva di fronte?
Se fossero stati proprio loro che sono stati curati, a condurli al martirio o tradirli o,peggio, rinnegarli?
Anche Cristo ha vissuto la stessa passione: La passione della solitudine.
Allora dov’è il vero senso del martirio?
Il tutto è in una frase:”Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
Solo questo amore con Dio ci porta a vivere la maturità della fede, a vivere e ad offrire il sacrificio di se stessi, affinché l’uomo possa divenire anche lui, un tassello di una Comunità che vuole crescere come tale.
”È la causa, non la morte, che fa il martire”.(Sant’Agostino)