Se Francesco voleva fare un po’ di conti, si accorgeva che un giorno su due della sua vita era praticamente inutile, affidato al caso. Ma quando una giornata si annunciava vuota o perduta, egli si diceva: «Inutile angustiarsi, il Signore vuole questa giornata tutta per sé», e la passava in preghiera. Quando, invece, era sopraffatto dal lavoro, pregava la notte, per lunghe ore. Gli riusciva quello che riesce soltanto ai Santi: la sua preghiera notturna diventava il suo sonno, e il suo sonno diventava preghiera notturna. Dicevano di lui che «durante il giorno apparteneva totalmente agli uomini, la notte apparteneva totalmente a Dio…». (Biografia di San Francesco Saverio di Antonio Maria Sicari)