Nella passione c’è un momento che, in un certo senso, diremmo “ci mette i brividi”. E’ il momento in cui Gesù muore, anzi precisamente è meglio rileggere il testo:” Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito”.
Giustamente alcuni esegeti dicono bene nel ripetere che Gesù non è morto ma “ha consegnato lo spirito”. (come abbiamo già meditato domenica delle Palme)
Cos’è questo momento?
Nel vangelo di Luca viene riportato il passaggio precedente:” Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato”.
Questo buio, questa paura ci assale e ci prende dentro.
Tutti abbiamo paura del buio e non intendo di quello visivo.
Don Epicoco scriveva: ”Saper restare in quel buio, significa lasciare che quella luce man mano crei la penombra necessaria per poter attraversare il buio stesso”.
Vi riportavo questo paragone simile, riprendendo l’insegnamento del Card. Martini proprio la notte di Natale. Il mettere la piccola luce di fronte la grotta della natività.
L’avvenimento di Cristo oggi si completa. Il Suo sacrificio è la porta alla resurrezione, è la porta al senso della vita.
Perché proprio la croce?
Sempre don Epicoco: ”Chi vuol essere suo discepolo deve farsi carico del reale che ha davanti nella sua totalità”.
Siamo responsabili del reale che viviamo.
Cristo nella croce ci offre il segno (una realtà concreta e non un simbolo che invece rimanda ad altro)un segno di amore e ci chiede di amarlo.
Anzi, ci chiede di lasciarsi amare.
Riprendiamo l’Antico Testamento.
Penso che tutti conoscete la storia di Giuseppe e i fratelli.
Lui che vien abbandonato proprio dai fratelli, eppure dopo tante traversie, è lì. Vive ora un momento particolare, vive adesso il momento in cui può vendicarsi dei fratelli, invece fa il contrario.
Perché arriva a questo gesto?
Per spiegarvelo voglio leggervi il commento che, a riguardo, fa sempre don Luigi Epicoco: ”Se esiste questa realtà, questa Croce che mi sta innanzi, allora Dio ha un progetto su di essa, su questa sofferenza. Dio sta puntando a un bene che non è semplicemente un bene per me, ma è un bene per tutti, a partire da me. E se io indietreggio davanti a questa Croce, a questo buio, non soltanto priverò me di questa luce ma un intero popolo”.
Dobbiamo intuire, a passo lento, a tentoni, che non c’è una spiegazione del subito di fronte alla sofferenza della croce.
“La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi, per vedere il luminoso cammino dell’incontro tra Dio e gli uomini, la storia della salvezza”.(Papa Francesco)
Come la Madonna, noi ci affidiamo al Figlio.
Concludiamo con il passaggio più conosciuto dalla passione di Giovanni: ”Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.”
Questo termine bellissimo “donna” ha vari significati “Madre e sposa” da Lei nasce la Chiesa, accogliere Maria e vivere con Lei questa compagnia che è la Chiesa.
Non limitatevi a pensare che la compagnia sia la presenza al funerale. Si puo’ anche morire soli a questo mondo, ma mai lo si è fuori dalle braccia della Madonna.
