Oggi, in occasione della festa della madonna di Lourdes, celebriamo la giornata dell’ammalato,una giornata voluta dal papa san Giovanni Paolo II^ trentadue anni fa.
La Chiesa ci invita a riflettere e a vivere questo confronto con la sofferenza perché la fede è un confrontarsi con essa. Non puoi rimandare o delegare, ma in questa solitudine tu ti poni quella domanda a cui cerchi una risposta consolatoria e non di rassegnazione. L’attività della sofferenza ci fa vivere ed essere testimoni del cammino della fede, accogliendo questa parte del nostro peregrinare verso Dio, il riscoprire la vocazione di essere Suoi.
E’pur vero che molte volte tutto si capovolge in un rapporto con Dio e ci si domanda il perché.
Vi racconto una breve storia.
“Santa Teresa d’Avila si recava un giorno in una città della Spagna per una fondazione. Il tempo era avverso. Una bufera di vento e di pioggia flagellava la povera carrozza sulla quale la Santa viaggiava. Ad un tratto i cavalli sbandarono e rovesciarono i viaggiatori nell’acqua gelida del fossato, che correva lungo la strada.
Quando Santa Teresa riuscì ad uscire dall’acqua, si sentì gelare dal freddo e mentre prendeva un po’ di respiro, seduta su una pietra, non poté fare a meno di lamentarsi col Signore: “Io mi sono consacrata completamente ai tuoi interessi e tu mi lasci soffrire così? Mi tratti così?”
“Teresa”, le rispose Nostro Signore, “così tratto i miei amici!”
“Ah, è per questo”, soggiunse la Santa, “che ne hai così pochi!”
Effettivamente,viene da pensare questo. Sembra strano che Dio ci chiami proprio attraverso la sofferenza a santificare la nostra vita.
Il capovolgimento della storia, però sta in questo.
Dio, nel dono del Figlio che ha scelto la croce per noi, ha dato un senso alla nostra storia e alla stessa sofferenza.
Per aiutarci a capire questo, vi riporto un brano di Claudel:
”Una domanda si presenta continuamente all’animo del malato: Perché? Perché a me? Perché devo soffrire?” A queste domande così rispondeva lo scrittore: ”Io (Gesù) non sono venuto spiegare, a dissipare i dubbi con una spiegazione, ma a riempire, o meglio, a rimpiazzare con la mia presenza il bisogno stesso della spiegazione… Il Figlio di Dio non è venuto per distruggere la sofferenza, ma per soffrire con noi”.
Questa partecipazione di Dio alla nostra vita, alla totalità del nostro essere ci porta a vivere protesi in avanti nella speranza che tutto ha un senso in Lui.
Un detto napoletano recita:”A Madonna u v’accumpagna”.
Maria è questa compagnia che ci sorregge nei nostri passi, ogni volta che barcolliamo o che ci sentiamo stanchi. Come dicono i più anziani : ”Ma perché non mi prendi con te?”
In questi scoraggiamenti dove tutto ci sembra crollare, pensiamo a quei genitori che assistono i loro figli disabili da una vita. Si sentono consumati come se la loro vita sia stata vissuta solo nella sofferenza.
In Maria noi viviamo quell’amore materno che è unico in sé.
Quell’amore ci accompagna, ci sostiene e ci ama perché si dona.
Oggi,pensando alla giornata dell’ammalato, mi pace concludere con la benedizione che noi sacerdoti facciamo ogni volta che celebriamo l’unzione degli infermi:”Il Signore Gesù Cristo sia accanto a te per proteggerti…Sia dinanzi a te per guidarti, sia dietro a te per difenderti.
Rivolga a te il suo sguardo, ti assista e ti benedica”.