Incontrarci in questo tempo estivo sta diventando sempre più una tradizione.
E’ bello riscoprirci insieme anche per vivere con gioia la nostalgia di ciò che eravamo anni fa quando, da piccoli, vivevamo questo posto come luogo di incontri, un posto così piccolo ma che da bimbi vedevamo grande.
A volte ci penso anch’io quando vado al mio paese e passo nei vicoli di casa mia dove giocavamo a calcio e pensavamo che era uno stadio. Ora, a a momenti, ci passo a piedi.
Partendo da questa similitudine,voglio proporvi il rapporto della fede con Dio.
Bisogna ritornare bambini e, come dice Gesù nel vangelo, «Se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli». (Matteo 18,3).
Un bambino si fida senza riflettere. Non può vivere senza fidarsi di chi lo circonda. La sua fiducia non ha nulla di una virtù. E’ una realtà vitale. Per incontrare Dio, ciò che abbiamo di meglio è il nostro cuore di bambino che è spontaneamente aperto e che osa domandare con semplicità che vuole essere amato.
Noi al Signore chiediamo questo: Essere amati. La bellezza dell’incontro con Lui è che Dio ci ama. Dobbiamo solo saperlo riconoscere.
Solo riconoscendo questo amore, l’uomo compie il cammino della fede.
Cosa diciamo ai bambini quando diamo loro qualcosa?
Insegniamo loro a dire “grazie”.
Lui, nel tempo, riconosce che tutto è un dono.
Ritornare come bambini significa che noi riconosciamo che tutto è un dono.
La nostra infanzia è un dono. Non lo è stato, ma è un dono ora, perché l’esperienza ci insegna che se siamo qui e non in un altro posto, è perché abbiamo avuto un’educazione ad essere qui.
A volte avremmo desiderato o sognato di essere altro o di essere in un altro posto, avere questo o quest’altro.
Voglio leggervi un pensiero che ci fa riflettere e che ci aiuterà a capire che anche se abbiamo avuto un’infanzia magari non ricca delle cose di questo mondo, abbiamo avuto ciò che invece era necessario.
“Quanti pregiudizi circolano nel mondo! Per esempio: Si dice che le volpi siano più astute degli asini. Eppure in pellicceria si vedono più pelli di volpi che di asini”.(Pino Pellegrino)
Lo so quanto sia difficile ora educare a certi valori.
Noi diciamo che i tempi sono cambiati e che prima c’era una comunità intera che condivideva gli stessi valori.
Però, a volte, penso che quella stessa comunità “più antica” in soli 30 anni dal 1915 al 1945 ha vissuto due guerre mondiali.
La vita è veramente quel dono che ci coinvolge in tutto ciò che noi siamo.
Non smettiamo di raccontare la nostra infanzia ai nostri nipoti e così anche noi ritorniamo bambini e, guardando indietro, diciamo: ”Grazie o Signore per quanto mi hai dato”.