domenica, 24 Novembre 2024
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omelia S. MESSA DON GIUSSANI – 8 MARZO 2024


Perché la testimonianza di don Luigi Giussani mi ha portato ad essere qui?
Non ho mai conosciuto personalmente lui. L’ho conosciuto dai suoi testimoni, come riporta il passo del vangelo di Matteo:”Così deve brillare la vostra luce agli occhi degli uomini: essi vedranno le vostre opere e riconosceranno il Padre vostro celeste”.
Ricordo i miei primi incontri di scuola di Comunità. A fine liceo ho conosciuto don Natale e poi, al teologico, gli amici ora sacerdoti: Don Giancarlo don Pepè e don Luigi.
All’inizio non capivo un granché, ma c’era qualcosa che mi attirava e superavo il sacrificio di fare scuola di Comunità alle due del pomeriggio e poi anche nel periodo degli esami quando, davvero, avevamo i minuti contati.
Ho continuato sempre a leggere e a rileggere. Mi ricordo don Giancarlo che mi diceva: ”I primi tempi prendevo il vocabolario nel cercare il significato delle parole”.
Ho imparato: Questo è il bello del ripetere il termine “scuola”: La fede è una continua riscoperta del nostro destino.
Riconoscersi in una Comunità non è il piccolo o grande gruppo di scuola di Comunità. Esso diventa quel punto fermo a cui si attinge il senso dell’appartenenza ad una comunità.
Ciò che ho sempre amato dell’insegnamento di don Giussani è la parola “senso”.
Proprio il giorno in cui stavo preparando l’omelia di stasera, mi capitava di leggere un pensiero di don Carron:” L’unica possibilità che la fede sia percepita come conveniente è che ognuno possa verificarla nella vita, cioè, che la vita, la difficoltà, le circostanze che non piacciono a nessuno di noi possano iniziare ad essere vissute con una dignità, una gratitudine e una luce prima sconosciuta”.
Riflettevo su questa parola:”verificare”.
Don Giussani ci ha educato a questo continuo cammino di verifica. Una fede rituale è una fede vuota.
Una fede viva è un senso alla vita stessa. Come scriveva Wittegenstein:”Credere in Dio significa sapere che la vita ha un senso”.
Il Verbo si è fatto carne, non è più un parola ma un fatto.
Voglio concludere con un pensiero di don Carron di tanti anni fa, quando partecipai agli esercizi per sacerdoti e si diceva questo: ”Cosa ci ha insegnato don Giussani? A leggere diversamente il vangelo, un libro che noi abbiamo letto e riletto tante volte, eppure dopo aver conosciuto lui, lo leggiamo, lo viviamo e ascoltiamo, diversamente”.
Il cammino di scuola di Comunità ha un suo sacrificio che porta ad una conoscenza di se stessi nel rapporto con Dio che ti fa riscoprire l’essenzialità ma soprattutto il bisogno. Come diceva una donna in un incontro: ”Io prima venivo sempre a messa. Anche ora lo faccio, ma cos’è cambiato dopo scuola di Comunità? Che ora ho il bisogno di partecipare alla Messa”.