Oggi celebriamo la santa notte di Pasqua, La notte luminosa della Veglia Pasquale, Madre di tutte le veglie.
Celebriamo il Mistero centrale della nostra fede, questo segno che viene offerto a noi, nel dono della Luce in particolare, questo entrare nella chiesa con il Cero pasquale, segno che viviamo in tante occasioni della nostra vita nel cammino dell’esperienza sacramentale.
Cristo si fa luce e guida i nostri passi verso la salvezza.
Cristo che si offre come autorità non impone la sua via, ma alla nostra libertà, propone l’amore che ci rende veramente liberi.
Lo abbiamo meditato sia nella catechesi biblica, sia negli incontri di Scuola di comunità.
Cristo, come lo ha offerto anche agli apostoli Giuda e Pietro, ci offre la libertà di essere o non essere suoi.
“Gesù è maestro di libertà. E se l’accogli spalanca sepolcri, accende il cuore, insegna respiri, apre strade e carezze e incendi. Mette in moto la vita”.(Ermes Ronchi)
Cristo ci scuote dentro.
E’ in questa costante conversione che il nostro cuore chiede nella domanda a Lui, la certezza della meta nell’intraprendere un cammino.
La domanda della speranza di fronte ad un mondo che cambia.
“Chi, nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano”.(Madre Teresa di Calcutta)
La Chiesa si offre sempre più come nave che va verso l’orizzonte e non si arena nelle secche del pessimismo o nell’apatia della fede.
Uno dei testi, conosciuto da pochi, ma ripreso in tante occasioni, per la sua visione del reale che coinvolge anche noi, anche se scritto nel 1969, è il testo dell’allora Card. Ratzinger “La profezia sulla chiesa”.
Vi riporto un breve passaggio:
” Ma nonostante tutti questi cambiamenti che si possono presumere, la Chiesa troverà di nuovo e con tutta l’energia ciò che le è essenziale, ciò che è sempre stato il suo centro: la fede nel Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, nell’assistenza dello Spirito, che durerà fino alla fine.
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede e la preghiera al centro dell’esperienza e sperimenterà di nuovo i sacramenti come servizio divino e non come un problema di struttura liturgica”.
Abbiamo sempre più la certezza che Cristo illumina il cammino in avanti e non all’indietro. Non fa del ricordo una meta.
Come uno sportivo guarda in avanti e, usando un termine calcistico”,rischia anche il fuorigioco, purché la palla arrivi alla porta avversaria , non si limita al gioco noioso del centrocampo”.
Cosa ci portato questo tempo che diremmo di prova?
Lo abbiamo sperimentato con amarezza.
Spesso abbiamo riportato la formalità del rito e siamo stati sempre giudicati “pessimisti”.
Viviamo questo anche nella celebrazione dei sacramenti e nel vedere come le chiese sono sempre più vuote.
Ratzinger diceva:” Non sarà più in grado di abitare molti degli edifici che aveva costruito nella prosperità. Poichè il numero dei suoi fedeli diminuirà, perderà anche gran parte dei privilegi sociali…”
Rimarrà invece una Chiesa che servirà come appoggio per una solidarietà verso i poveri. Non sarà più un “tempio” ma un “edificio-capannone” di distribuzione di materialità a cui diamo il nome di carità solo per una compensazione a noi stessi. Recitare la preghierina alla fine del catechismo o fare il segno della croce la sera prima di dormire, non sarà la risposta vera al bisogno dell’uomo.
“Cristo è risorto, e con Lui è risorta la nostra speranza”.(Papa Giovanni Paolo II)
L’uomo ha sete di questa speranza: Che la Chiesa ritorni ad essere faro sull’umanità.
Occorre essere testimoni della vita.
Come ripetono spesso i Papi Benedetto XVI e Papa Francesco:
”La Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione”.
La luce nuova della Pasqua che Cristo ci offre, è la vera attrazione al mondo che vive nelle tenebre del cercare di aggiungere anni alla vita, quando, invece, abbiamo bisogno del senso della vita.
“Cristo non è venuto a dire: Chi mi segue soddisferà tutti i suoi capricci, i suoi pensieri, i suoi interessi”.No! ma ha detto:”Chi mi segue cambi i criteri incominci a mutare i criteri di valutazione, di valore, di giudizio di valore”.(Don Giussani)