Nella nostra vita, una cosa fa la differenza.
La gioia è che nella nostra vita c’è “qualcuno”.
Ecco il dono del Natale, questo“qualcuno”che si fa reale nel tuo cammino.
A volte viviamo questo giorno di festa, anche nella tristezza, magari sottolineando che manca una persona cara o un qualcosa che è venuta meno. La risposta, anche se può apparire cinica, diviene Natale perché più volte ti è stata suggerita prima, quando hai avuto l’occasione e non l’hai vissuta.
Negli anni del Covid e post Covid, un’esperienza mi ha lasciato il segno: L’incontro con una povera anziana che viveva da sola e mi diceva:
”Ho fatto già due vaccini, eppure i nipoti non vengono a trovarmi lo stesso”. Io per sdrammatizzare le dissi:”Non vi preoccupate, verranno a dicembre per riscuotere regalo tredicesima”. Lei mi fece capire che ormai neanche quello, perché già si erano intestati il libretto della pensione.
Mi dispiace per i genitori di oggi che per non perdere l’empatia dei loro figli, non dicono nulla a riguardo e mi dispiace perché, se è vero che c’è rischio contagio, non lo è solo con gli anziani ma con tutti. Però poi diciamo che a Natale mi manchi.
A Natale non manca un “qualcosa”, ma ciò che conta veramente. Manca l’essere bambini.
Sì, ce lo ricordiamo, ne parliamo, abbiamo nostalgia, ecc… ma abbiamo dimenticato di essere bambini, non di esserlo stato, ma di esserlo ora.
Come bambini, cerchiamo un qualcuno a cui affidarci e non fidarci.
Il fidarsi dell’altro ha un significato diverso dell’affidarci.
Quando si dice “fidarsi” penso alla meditazione che più volte vi ho proposto in estate, quando don Epicoco commentava l’incontro col giovane ricco che, rivolgendosi a Gesù, lo chiama “maestro”. Noi diremmo un titolo importante, in realtà, significa che lui lo considera alla pari. Non è come le altre persone del vangelo, gli afflitti, gli ammalati che cercano Gesù e lo invocano chiamando :”Signore, figlio di Davide, abbi pietà di noi”.
Affidarsi, invece, significa altro. Significa che questo “qualcuno” è la tua compagnia.
“Dio ci ha dato la memoria per poterci ricordare di lui, l’intelligenza per poterlo conoscere e la volontà per poterlo scegliere, amare e godere di lui”. (L. de Blois)
Questo far memoria di essere bambini ci fa ricordare e, quindi, di riportare al cuore che il Natale è la gioia di essere amati.
Dio si è fatto uomo perché ama l’uomo.
La festa del Natale offre alla nostra Chiesa in particolare, quel risveglio della fede, la ricerca di Dio.
Anche quando non c’è una certezza, noi dobbiamo cercare.
“Da Dio aspettiamo prove della sua esistenza. Lui, invece, è testardo: Ci dà prove del suo amore “.(Cesbron)
Ecco la certezza che Dio è vero, il dono di Suo Figlio.
Che amore più grande ci può essere, di quello di affidarci il Figlio, il cuore stesso di un padre?
Riconoscendo questo amore, allora partiamo per un cammino.
“Si deve partire per un’avventura in cui chi calcola le cose non sei tu”.(Don Giussani)
Una domanda molto diseducativa è quella che fanno alcuni ai più piccoli: “A chi vuoi più bene, a mamma o papà?”
Si fa una domanda erronea perché tu educhi l’altro ad una scelta di calcolo.
Dio non è la risposta ad un calcolo. Scelgo Lui perché non ho trovato altro. Invece Cristo è quella meraviglia che ti sorprende. È come quando ti arriva una chiamata o un messaggio inaspettato e ti dice solo una cosa: ”Ti stavo pensando, non ti chiedo altro, non ti ho chiamato perché mi serve qualcosa e neanche per domandarti come stai… era solo per dirti, che sei nei mie pensieri”.
Riconoscendo questo amore, il Natale diviene un vissuto. È l’Avvenimento nella tua storia. E’ il “QUIS” (una persona) e non un “QUID” (qualcosa.
È una persona Cristo, qualcuno che diventa risposta, gioia alla tua domanda essenziale.
Ti auguro di porti sempre la domanda.