E’ bello vivere il Natale in famiglia. E’ una grande gioia essere tutti riuniti. Vivere questa Presenza vera di Cristo nella nostra vita, ci spinge ad essere quella comunità che accoglie innanzitutto il Figlio di Dio nella propria vita e fa si’ che poi diventi dono per gli altri.
“È Natale ogni volta che permetti a Dio di amare gli altri attraverso di te”.(Madre Teresa di Calcutta)
Questo amore ci coinvolge nelle scelte di essere quella differenza che coinvolge un conoscente a divenire amico e compagnia durante il pellegrinaggio della nostra vita.
Questa santa notte di Natale, questo avvenimento si offre nel dono di un Bambino.
“Natale è il giorno della gioia e della carità. Possa Dio farti ricco di entrambi”. (Phillips Brooks)
Non gustiamo questa tenerezza solo nel porre il nostro sguardo verso la culla che lo accoglie o nel porci docilmente come fanno le mamme nel mettere nella culla i bambini appena nati.
Viviamo anche noi la tenerezza di Dio che si fa amare da noi e che si offre perché possiamo ri-conoscerlo nella nostra vita!
” E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria,
gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di grazia e di verità”.
Questo ri-conoscere e riportare al cuore e alla nostra mente, non è più un ricordo ricevuto dai nostri genitori nell’educazione alla fede, ma un coinvolgersi con Lui.
“A Natale Dio ci dona tutto se stesso attraverso il suo Figlio, l’Unico, che è tutta la sua gioia”. (Papa Francesco)
Ecco l’avvenimento che ogni anno ci provoca dentro e ci porta a porci veramente la domanda di chi siamo e per chi siamo.
“Non è strano che a Natale qualcosa ti faccia rattristare tanto? Non so esattamente cosa ma è qualcosa a cui non dai molta importanza non avendolo provato in altri momenti”.(Kate LangleyBosher)
La domanda del per chi viviamo, rinnova il mio Natale perché Cristo mi fa riscoprire che l’istante del tutto non è altro che l’ occasione per essere e per vivere la Sua compagnia.
È bello amare, se amati.
Spesso ci manca la tenerezza del Natale perché l’abbiamo coperta e offuscata da tante altre cose. Non guardiamo a ciò che possiamo fare di più, ma ci limitiamo ad essere qui e a porre lo sguardo verso Gesù Bambino che ti offre il Suo amore.
“Non preoccuparti della dimensione del tuo albero di Natale. Agli occhi di un bambino sono tutti alti 10 metri”.(Larry Wilde)
Bisogna ritornare bambini perché solo in questo modo sapremo riconoscere il dono che Dio ci offre.
Negli occhi di bambino noi viviamo quell’appartenenza non limitata al solo ricordo di “una volta facevamo questo a Natale ecc…” ma a riprendere lo sguardo come lo aveva Marcellino:
”Apparteniamo a un Altro che ci ha creati, ci ama e ci attende, con amore di madre. «Voglio solo vedere la mia mamma e poi anche la tua», risponde Marcellino a Gesù che, nelle ultime battute del film, chiede al bambino quale sia il suo più grande desiderio. La nostalgia della madre terrena diventa così attesa di quella celeste, amore al destino”.
Ecco il nostro Natale. L’amore verso ciò che Dio ci offre come vocazione.
Dio si è fatto carne. Dio si è fatto Madre e Padre.Si è fatto sorella, amico o amica, si è fatto volto in colui che incontri nel cammino della tua strada.
“Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi soldi e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare” (Gilbert Keith Chesterton)