In questa celebrazione eucaristica dell’anno, la Chiesa si ferma per riflettere in preparazione,”in cammino di Pasqua in Pasqua”, come diceva il Papa.
L’Umanità è chiamata a vivere la Pasqua finale che è la resurrezione in Cristo.
Bisogna prepararsi a questo cammino, vivendo una fede sempre più vera e libera. Per questo abbiamo bisogno del dono della povertà.
“Diversa è la strada del monaco. L’obbedienza, il digiuno e la preghiera sono persino oggetto di scherno, ma la via verso la vera, autentica libertà passa inevitabilmente attraverso di essi:Recido io stesso le esigenze superflue e inutili, sottometto la mia volontà fiera e ambiziosa, la umilio con l’ubbidienza e con l’aiuto di Dio, raggiungo la libertà dello spirito e con essa la letizia spirituale!”. (Fëdor Dostoevskij)
Il digiuno e l’astinenza sono segni che ci aiutano in questo.
Il distacco dalle cose diventano caritativa, condivisione.
Un digiuno e un’astinenza non legati al gesto della caritativa, sono vuoti. Direi che sono solo una dieta, un’esaltazione del proprio corpo, un dimostrare a se stessi di saper resistere alle tentazioni della gola o altro.
Tutto questo non avrebbe nessun senso se prima se prima e dopo manca la preghiera “ Digiunare da tutto, ma mai dall’Amore”. (Don Dino Pirri )
Come dicevo alle catechiste, questo tempo è un’occasione per vivere la nostra vita sempre in avanti, cioè, protesi all’incontro con Dio.
Questo cammino parte, innanzitutto, dal sacramento della Riconciliazione.
Mi affido a Dio e a Lui chiedo la Grazia di saper riconoscere la volontà di Dio nella mia vita. Egli non è nascosto, ma è sempre più vero e più vivo nella mia realtà.
Ti chiedi sempre dov’è Dio e dove mi ha posto Dio Lo cerco disperatamente perché ho sete, perchè vive in me il bisogno. Ed è allora che sono vivo.
Nel versetto prima del Vangelo abbiamo ascoltato: ”Oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore”.
Dio non ci rimanda a domani. Ci chiama oggi a vivere ciò che siamo e che possiamo essere.
L’esperienza delle ceneri, questo gesto di umiltà che vivremo tra poco, è un volersi presentare a Dio con l’umiltà del cuore e vivere in Lui l’esperienza dell’amore, come uomini che hanno ritrovato la Grazia di essere amati.
Vi riporto quello che abbiamo meditato nella seconda domenica di Natale, l’esperienza dell’innominato dei Promessi sposi che, dopo aver incontrato la misericordia di Dio, così si esprime:”Quando voi mi rifiutaste, rimarrei ostinato alla vostra porta, come il povero. Ho bisogno di parlarvi! ho bisogno di sentirvi, di vedervi! ho bisogno di voi!».
Solo chi fa l’esperienza del perdono può riscoprirsi amato ogni giorno da un Altro.
Viviamo questo tempo quaresimale ripartendo dal bisogno di essere amati, altrimenti vivremo un digiuno fatto di parole e che si riempierà solo di altre parole o buoni sentimenti! Dio si è fatto carne. Dio è amore che si offre per noi.