giovedì, 21 Novembre 2024
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omelia festa SANTI MEDICI – MERCOLEDI 27 SETTEMBRE 2023


Nella festa di san Biagio del mese di luglio vi riportavo questo pensiero:
Possiamo guardare ai tanti compagni di viaggio esemplari che nella paura hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni”.
(Papa Francesco)
Il Papa riportava questo pensiero a tutti coloro che nel periodo del Covid hanno aiutato e vissuto anche la caritativa verso coloro che avevano bisogno.
I nostri santi Cosma e Damiano, nella loro vita, hanno vissuto questo “Donarsi” al prossimo.
La caritativa è appunto donarsi, condividere con l’altro. Solo così penso che riusciremo a comprendere meglio il senso della devozione verso i santi, altrimenti ci limiteremo solo a chiedere una grazia materiale. Vedremo i santi come un opportunità e non come occasione che Dio ci offre come via di comunione in una comunità che vive il bisogno di essere tale.
“La carità non manda in povertà”.
Questo pensiero mi ha colpito perché ci aiuta a comprendere che quello che offriamo arricchisce entrambi.
I santi Medici avranno sempre gioito più nell’alleviare il dolore degli altri che nel ricevere i ringraziamenti per il miracolo o le prestazioni mediche.
Ricordo un passaggio del libro “Cristo si è fermato ad Eboli” dove l’autore raccontava che una volta venne chiamato a curare un malato che, dopo, morì. Egli si aspettava qualche rimprovero o minaccia, invece rimase meravigliato per l’atteggiamento dei familiari che lo ringraziarono per come aveva assistito il loro familiare.
A volte non comprendiamo che l’esserci è il tutto.
“La carità, come l’amore, si manifestano più col tacere che col parlare. Il tacere costa di più e dice di più”. NICCOLÒ TOMMASEO
Viviamo il nostro essere accanto all’altro, come ce lo insegna Gesù!
Rivediamo i miracoli che Lui ha compiuto. C’è un punto di partenza prima del miracolo. Gesù si commuove e vive il dolore dell’altro,
L’amore di Dio è un amore che si mescola al nostro cuore.
Magari ora non avete in mente il logo del giubileo della Misericordia, dove c’era una particolarità : l’occhio di Gesù e del povero erano uno solo.
Significava che :”Dio guarda l’uomo in modo da permettergli di comprenderLo; Dio comunica se stesso in modo tale da rendere l’uomo in grado di vedere. Soltanto nello sguardo del Padre possiamo davvero comprendere chi noi siamo e qual è la nostra identità: figli e figlie di Dio Padre!” (Rupnik)
La devozione ai santi ci aiuta a incamminarci in questo cammino nella realtà e, come i martiri Cosma e Damiano (perché la più grande testimonianza è soprattutto questa, il martirio) vivere la fede per sempre.
Come si dice tra gli innamorati: ”Ti amo, per sempre”. Chi è innamorato di Dio vive questo “per sempre”.
Un vero amore è sacrificio anche di se stessi. Senza questo, tutto diventa momentaneo.
Bisogna affrontare la difficoltà degli ostacoli alla fede. Martire è colui che vive fino in fondo la propria fede in Cristo, quando il mondo invece lo rifiuta o peggio lo vuole relegare in un aspetto della tua vita, purchè non incida sulle scelte fondamentali. Pensiamo oggi agli attacchi contro i principi non negoziabili che sono la vita e la famiglia. Il testimone della fede vive il tutto nella carità per il bene dell’altro, perché guarda oltre.
Infine, amo i martiri perché mi testimoniano che l’essenzialità della fede è Cristo.
“Il tiranno muore e il suo governo è finito; il martire muore e il suo governo inizia”. SØREN KIERKEGAARD