La figura del santo da Padova, oltre alla testimonianza della sua predicazione, è legata anche alla carità, a quella carità che ci chiama ad essere testimoni di un amore più grande che ci conduce nel regno dei cieli.
Viviamo l’amore del padre nello sguardo verso i fratelli!
Come ci insegna la parabola del Buon Samaritano, facciamoci prossimo,
prossimo che incontriamo ogni giorno perché la povertà ha vari volti e sfaccettature!
Il santo insegna:
” O ricchi fatevi amici i poveri, accoglieteli nelle vostre case: saranno poi essi, i poveri, ad accogliervi negli eterni tabernacoli, dove c’è la bellezza della pace, la fiducia della sicurezza, e l’opulenta quiete dell’eterna sazietà”.
Questo cercare l’amicizia dei poveri, da’ un senso alla caritativa perché carità è condivisone. Non è donare. Non è limitata a far l’elemosina: E’ accompagnamento.
Noi, come Caritas, riportiamo spesso l’insegnamento di san Paolo VI che, riguardo alla Caritas, diceva che essa ha, soprattutto, un ruolo pedagogico.
I santi della carità, come San Francesco e i suoi successori, tra cui sant’Antonio, hanno vissuto quella caritativa che li ha coinvolti nella preghiera, partendo da essa.
Senza questa unione con Dio, rischiamo sempre più di cadere nell’autoaffermazione di noi stessi.
Domenica del Buon Pastore, l’8 maggio, riportavo:
” Senza l’Eucarestia, il pastore di una Comunità, oltre a comunicare se stesso, quindi l’autoaffermazione, non guida veramente all’ovile di Dio, ma lo lascia in balia del mondo”.
Abbiamo bisogno di una certezza per vivere “nel” mondo e, nello stesso tempo, per non diventare “del” mondo, per non cadere nella giustificazione del male anche se per noi può condurre al bene.
“Come le folgori si sprigionano dalle nubi, così dai santi predicatori emanano opere meravigliose. Scoccano le folgori quando dai predicatori balenano i miracoli; ritornano le folgori quando i predicatori non attribuiscono le loro forti gesta a se stessi, ma alla grazia di Dio”.(Sant’Antonio)
C’è bisogno di Cristo perché l’uomo riconosca ogni giorno la sua vocazione e si rimetta in gioco.
Come abbiamo meditato e riflettuto nella vita del santo da Padova che viveva il sogno da cavaliere, poi da missionario, Dio gli fa riconoscere la strada della predicazione in Italia.
Se non avesse avuto questa comunione con Dio, il Santo si sarebbe ritrovato sempre in una perenne tristezza propria dell’uomo che non sa dove conduce il suo destino. La vocazione che Dio ti pone come via ci conduce alla salvezza.
Concludiamo con un pensiero del Santo:
” O mio Signore Gesù, io sono pronto a venire dietro di te anche in carcere, anche alla morte, e immolare la mia vita per amor tuo, per te che hai sacrificato la tua vita per noi”.