Oggi celebriamo una delle feste più antiche.
Anche nella nostra arcidiocesi, tante chiese e parrocchie sono dedicate al Santo e in ogni chiesa c’è la sua statua.
Purtroppo, questa è una nota dolente della pietà popolare di quando ha lasciato troppo spazio alle festività esterne e non a quelle spirituali.
La devozione è venuta meno perché non c’è un’ attività ludica legata alla festa.
Perché questa grande devozione verso san Nicola?
Tutti i santi “taumaturghi” sono sempre stati invocati dal popolo per la liberazione di alcuni mali.
Taumaturgo: operatore di prodigi o miracoli.
Noi viviamo sempre alla ricerca di una risposta ad un nostro bisogno.
Più volte abbiamo riflettuto su questo argomento “il bisogno” che spesso si riduce solo ad una materialità delle cose che può essere anche la salute o un lavoro ecc.. ma rimane sempre materialità perché riguarda il corpo e non lo spirito.
C’è un bisogno spirituale che spesso viene accantonato oppure ripreso con superficialità.
Anche il nostro Papa nella sua ultima enciclica dice: ”Ma quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore”. (Dilextis Nos)
Con i ragazzi della cresima abbiamo riflettuto sul rapporto soldi e sogni, (una canzone di Renato Zero-Soldi).
Noi pensiamo di risolvere tutto se abbiamo i soldi. E poi? Cosa rimane?
Ci sarà sempre un altro bisogno.
I santi ci educano alla ricerca della vera felicità.
Ciò che la nostra vita desidera veramente e non lo sappiamo ancora finché terremo nascosto sotto la materialità delle cose.
“Chi non ha fame o è ammalato o ha già mangiato”. (proverbio)
Il popolo accorreva da lui (era un vescovo) attirati dalla sua carità.
E la carità non è altro che il condividere la gioia della comunione che hai con Dio. Più il tuo rapporto con Dio è vero e più sarà vera la tua risposta al bisogno dell’altro.
“Liberi dalle cose e da se stessi, [i sacerdoti santi] rammentano a tutti che abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell’altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta”. (Papa Francesco)