Iniziamo il triduo della festa di san Biagio con la memoria di uno dei più grandi santi educatori della nostra Chiesa.
Oggi celebriamo la festa di san Giovanni Bosco.
Tutti noi ringraziamo Dio per il dono che ha fatto alla Chiesa, per la testimonianza di don Bosco.
“L’educazione è cosa del cuore”. Così ripeteva il santo.
Ma quando si parla di cuore, non dobbiamo intenderlo come un qualcosa di sentimentale o qualche frase condivisa sui social, ecc…
Amare l’altro, abbracciare la “causa” adolescenziale come ha fatto lui, significa vivere con tutta la persona la ricerca dell’altro.
Il giovane va cercato e lui, una volta incontrato, deve rispondere.
La difficoltà educativa nasce quando non c’è una corrispondenza.
Tanti giovani l’hanno seguito ma anche altri hanno rifiutato.
Pensate a voi che giocate in una squadra, quando non si ha la consapevolezza dell’obbedienza di appartenere ad una squadra, quando ci si sente di essere i soli protagonisti! E’ naturale che ti allontani.
Un giovane, invece, deve vivere la compagnia.
Vi ricordate quello che vi dissi qualche mese fa quando è successo il dramma di Giulia, la ragazza uccisa dal suo diremmo “presunto” fidanzato?
Pochi hanno sottolineato una cosa importante: Che il ragazzo (ma con questo non voglio giustificare il suo insano gesto) viveva una vita in solitudine.
La fede in Cristo è una proposta, come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI: ”La Chiesa cresce nel mondo per attrazione e non per proselitismo”.
Perché ha attratto migliaia di giovani ed ora continuano a seguire i suoi successori?
Un santo comunica.
E’ missionario del suo incontro con Cristo e questo incontro ti porta a vivere tutto per Lui.
“Se si segue Gesù felici di essere attratti da lui, gli altri se ne accorgono. E possono stupirsene. La gioia che traspare in coloro che sono attirati da Cristo e dal suo Spirito è ciò che può rendere feconda ogni iniziativa missionaria”. (Papa Francesco)
Era amato Don Bosco perché era vero.