martedì, 28 Gennaio 2025
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omelia festa MADONNA DELLA PIETRA – domenica 18 AGOSTO 2024


Nel tempo di Avvento dell’anno scorso, la 4^ domenica, riportava il passo dell’Annunciazione.
Ho pensato: Perché non fare una riflessione più esaustiva sulla prima parte del secondo mistero della fede?
1-Unità e Trinità di Dio
2- Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di N.S.G.C.
Innanzitutto voglio ringraziare Don Giussani e tutto il cammino che sto vivendo nel lavoro di scuola di Comunità che, fin dai tempi in cui frequentavo l’università, mi hanno aiutato ad entrare e a comprendere, passo dopo passo, ciò a cui porta questo Mistero.
Fin da ragazzo, ricordo quando il mio parroco, ogni volta che la sera si chiudeva la Chiesa oppure passavamo dal santuario della Madonna e dal cimitero, facevamo sempre la preghiera dell’Angelus.
Anche all’università, cinque minuti prima della messa, si recitava l’Angelus e la preghiera dell’apostolato della preghiera.
Il Mistero dell’Incarnazione è ciò che dà un senso alla vita.
Perché questo senso deve venire fuori da noi? Perché è un avvenimento?
Leggevo un commento di padre Lepori che già vi riportavo nell’omelia di Natale:”La fede non si perde, cessa di informare la vita”. Cioè cessa di dare forma alla vita dal di dentro. In-formare, etimologicamente, prima che significare soltanto e banalmente “dare notizie”, significa “dare forma dentro”, “formare da dentro”. […] Il fatto è che la fede serve proprio a informare la vita, a dare forma alla vita; si capisce a cosa serve la fede solo quando informa la vita, solo quando dà alla vita una forma che solo la fede può darle. Mettere da parte la fede, la rende inutile».
La preghiera aiuta ad arricchire la nostra fede. E’ la risposta al bisogno di non sentirci soli.
Rivedendo il vecchio film “Il villaggio di cartone” di Ermanno Olmi, mi colpiva il dialogo tra il vecchio parroco che in una chiesa ormai vuota (stavano per chiuderla perché non c’erano più fedeli. Una prospettiva di ciò che sarà di tante chiese) diceva: ”Quando vedevo questa chiesa piena, io la vedevo vuota, perché ora capisco, che c’era il dubbio in me”.
Solo un Altro può dare la risposta esaustiva alla mia domanda capitale.
Porsi questa domanda è l’inizio del cammino della fede.
Quando l’anno scorso abbiamo avuto l’incontro con i responsabili della pastorale familiare, dove nessuno poi si è fermato e dove tutti ci sentiamo,abbiamo la presunzione di essere professionisti del cammino educativo. In quell’occasione dicevo ai responsabili quello che ho sempre imparato in scuola di Comunità: “Si parte da un incontro che poi vivi in un luogo specifico che è la Chiesa”.
Senza un incontro, non c’è un cammino.
L’incontro è quando riconosci questo Mistero dell’Incarnazione, quando riconosci che Cristo è una presenza.
Per riconoscerla, dobbiamo uscire dagli schemi e direi anche da quelli “catechistici”.
Penso ai dialoghi di Gesù con i sacerdoti del tempo, quando si discuteva sul “Sabato”.
Molti anni fa, facevo visita ad un parrocchiano in ospedale. Ormai era prossimo a vivere il momento cruciale della sua vita.
Era un ateo, eppure mi disse così: ”Guardo il Crocefisso che sta lì sul muro e mi sento come Lui”.
Da manuale “catechistico” avrebbe dovuto dire: ”Mi voglio confessare”. Col passare degli anni, proprio l’anno scorso, in un incontro di Scuola di Comunità, riflettendo su quell’incontro, mi sono chiesto: ”Chi sono io per giudicare?”.
Cristo è quella presenza vera che si fa vita.
Cosa cerco allora in Maria? Cosa vivo nel mio sguardo che pongo verso di lei?
In Maria, vivo il Mistero del suo essere “la Madonna”, cioè quell’avvenimento di Cristo, perché non può esserci in questo mondo terreno, la risposta alla mia domanda capitale: ”Chi sono io?”
Solo in questo Avvenimento, posso ritrovare il senso di ciò che sono.
Come scriveva Wittgenstein: ”Credere in Dio significa sapere che la vita ha un senso”.