Questa domenica coincide con la solennità della festa della trasfigurazione di N.S.G.C.
La pagina del vangelo di oggi la meditiamo sempre la 2^ domenica di quaresima.
In questa festa, la liturgia della parola riporta il racconto della Trasfigurazione di Gesù e, nello stesso tempo, l’invito alla missionarietà:”«Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
Nel Vangelo,il termine “ascoltare “ ha anche il significato di mettere in pratica.
Il vivere la fede in chi tu ora stai ponendo il tuo sguardo, la centralità del tuo messaggio è appunto “il Figlio mio, l’amato”.
Il Figlio, cioè il Messia, l’amato, in riferimento al sacrificio di Isacco, quindi Colui che sarà poi sacrificato per i nostri peccati per offrirci la redenzione dal peccato.
Diremmo che la trasfigurazione è “un accenno visibile” a ciò che sarà il dopo.
Come abbiamo meditato domenica scorsa, l’ideale del Cristianesimo è l’incontro con Cristo, un incontro nel regno dei cieli.
Non cerchiamo un’amicizia terrena e il tutto si conclude lì. Non viviamo la fede solo per uno “stare bene insieme ora” ma siamo popolo in cammino, quindi missionari che annunciamo l’incontro con Cristo verso la vita terrena. Come abbiamo ascoltato dalla 2^ lettura: “Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.”
Altrimenti, tolto questo, cosa rimane?
Un’ etica, una filosofia?
“Non ci interessa un divino che non faccia fiorire l’umano”. (Bonhoffer)
Senza questo sguardo al dopo, rimarremo come gli apostoli:”Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».
Gesù invita l’uomo a riscoprire che un Amore più grande ci attende.
Noto sempre di più, come sia difficile parlare dei novissimi “Inferno, Purgatorio e Paradiso” o perché si danno per scontati o, peggio, perché non si prendono in considerazione.
Il peccato è l’ostacolo che ci separa dal dono del Paradiso.
Non pensiamo di essere noi i giudici dell’uomo, come poi riprenderemo il 2 novembre alla messa della commemorazione dei defunti.
La fede nasce da un incontro.
Voglio concludere con il pensiero,forse il più bello, scritto da Benedetto XVI nell’introduzione alla Deus Caritas Est:”Abbiamo creduto all’amore di Dio — così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva”.