Nella prima domenica di ottobre abbiamo riflettuto sul brano del vangelo in cui Gesù invitava a vivere il valore del matrimonio: “Dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
Rileggendo questo brano, vi riportavo la meditazione su san Giuseppe in particolare.
Oggi che celebriamo la festa della Santa Famiglia, anche noi riprendiamo un tema che è uno dei pilastri dell’insegnamento della Chiesa.
Vi dicevo che anche San Giuseppe ha accolto la vocazione di Maria.
Come sappiamo, la Madonna ha ricevuto l’invito dell’Angelo ad essere la Madre di Gesù e il suo sposo ha accolto la vocazione di Maria, vivendo da sposo e poi da padre, un cammino di fede che ci porta a vivere protesi in avanti.
Riprendo quel pensiero che dissi allora di Don Epicoco: ” Non conta il risultato ma i frutti”.
Non conta, cioè, che un matrimonio, un lavoro o tanto altro, che sia valido o meno, se ho raggiunto il mio risultato.
Come se in un matrimonio conta il fatto che io abbia raggiunto quello che io voglio dall’altra parte, è come se festeggiamo i 50 anni di matrimonio, abbiamo raggiunto un risultato ed allora il nostro matrimonio va bene.
I frutti, invece, fanno la differenza .
Sappiamo bene che il frutto richiede sacrificio e offerta da parte di tutto l’albero e poi a sua volta, il frutto sarà il nuovo seme del futuro. Non significa avere dei figli. II frutto è la tua testimonianza.
I santi sposi di Nazaret hanno vissuto insieme questa offerta di sacrificio.
Questo avverbio “insieme” fa la differenza in un matrimonio e poi, quindi, in famiglia.
Quando in una famiglia non si vive un vero cammino?
Quando non si ha il sacrifico del vivere il passaggio dall “Io al Noi”.
In questa consapevolezza tutto si trasforma e cambia.
Si vive un cammino di fede che spesso manca proprio nelle nuove generazioni degli sposi di oggi.
Una quasi totale assenza nel cammino educativo alla fede che ci coinvolge, vivendola, invece, spesso individualmente.
Sarà noioso sentirselo ripetere, ma si ripete solo perché necessario viverlo. Pensiamo all’assenza educativa alla fede del tempo di Natale. Se prendiamo consapevolezza (non significa rimprovero o pessimismo, ma consapevolezza vera del reale) cosa è stato il Natale per tante famiglie della nostra comunità?
“Una festa senza il festeggiato”.
Quante coppie hanno portato i loro figli a messa a Natale ed hanno vissuto insieme la vera festa che è Il Natale?
“Se non si vuol essere ipocriti, (il Natale) ha un festeggiato preciso e chiaro, con un nome ed una storia non da poco: Gesù Cristo! Certo si può non crederci, ma questi giorni si festeggiano per un evento ben preciso, per quell’incontro tra Dio e l’uomo, unico nel tempo e che allo stesso tempo si rinnova. “(Marco Pappalardo)