Nell’ultima lezione della catechesi biblica che abbiamo fatto nel tempo di Avvento appena passato, ci siamo soffermati sulla visita dei magi. Mi ha colpito quello che scriveva Benedetto XVI: ”I magi rappresentano il nuovo”.
L’inizio dell’anno è questo nuovo perché è un inizio carico di speranze per il futuro. Non solo la speranza che questa epidemia venga meno, anzi possa scomparire, ma una speranza più profonda che è il senso educativo: Quel vivere l’educazione che coinvolge tutto il nostro essere Comunità. Non il fare, come se relegassimo il tutto ad un’ora di catechismo, ma l’essere Comunità.
Mi ha fatto riflettere ogni volta che leggevo un libro in cui l’autore riportava ciò che aveva già scritto anni fa. Diciamo che è diventato proprio sperimentabile per ognuno di noi, questo senso di abbandono della fede da parte degli adulti.
Per chi vorrebbe approfondire il testo è “Convertire Peter Pan” di don Armando Matteo.
Tanti dicono:”Le Chiese ora sono semivuote”.
Veramente lo erano prima della pandemia.
C’è bisogno di un ritorno vero alla fede che spinga i nostri passi ad un cammino comunitario e non a quello che si sta proponendo oggi, ad un cammino individuale. Questa ricerca ossessiva della ricerca della bellezza nel senso materiale, questo voler rimanere eternamente giovani al punto da escludere dal vocabolario della propria vita parole come “morte, sofferenza, vecchiaia ecc…”
L’autore del libro citato sottolineava con ironia:”Basti pensare che tra le prime cose che si è chiesto dopo la prime aperture è stato quello di riaprire le discoteche”.
Anche se le Chiese sono state le prime ad organizzarsi nell’accoglienza con le distanze e con tutto il resto, la scusa della pandemia ci ha allontanato da ogni rapporto con l’altro. Basta dire che ai funerali si è stati presenti in pochi, guarda caso solo a quelli “meno conosciuti”.
E’ stata invece un’occasione buona per non avere “invitati scomodi ai matrimoni”.
L’avvenimento di Cristo è un invito universale non per pochi. I Magi rappresentano questa universalità. Poi nella tradizione si è voluto aggiungere la differenza di età, la diversità delle razze proprio per sottolineare questo significato teologico.
Cristo non è un qualcosa di un momento.
È la totalità del tutto. Ecco perché c’è bisogno di un rinnovato impegno al senso educativo.
Mi colpiva questo commento riguardo all’ Epifania:
” I magi non si misero in cammino perché avevano visto la stella ma videro la stella perché si erano messi in cammino”. (San Giovanni Crisostomo)
Se non c’è l’inizio, il bisogno di vivere un cammino, come potremo riconoscere il segno della Sua Presenza?
Smettiamola di vivere un metodo educativo di attesa, cioè, il rimandare ad altri o l’aspettare che passi.
Siamo o no protagonisti della nostra vita?
Il monito di san Giovanni Paolo II: ” Non appiattirsi nella mediocrità…non vivere solo a metà”…prendete nelle vostre mani la propria vita e fatene un autentico e personale capolavoro”.
Dobbiamo imitare i Magi che vivono questo cammino di fede verso il Mistero.
Concludiamo con le parole di Benedetto XVI: ”I sapienti dell’Oriente (i magi) sono un inizio, rappresentano l’incamminarsi dell’umanità verso Cristo, inaugurano una processione che percorre l’intera storia”.
