Nell’editoriale del nostro giornale parrocchiale di ottobre dell’anno scorso riportavo il passaggio di Papa Francesco sui Santi Magi:
”Nella vita cristiana non basta sapere. Senza uscire da se stessi, senza incontrare, senza adorare non si conosce Dio. La teologia e l’efficienza pastorale servono a poco o a nulla se non si piegano le ginocchia, se non si fa come i Magi che non furono solo sapienti organizzatori di un viaggio, ma che camminarono e adorarono“.
Questo invito a “camminare e adorare” o il motto di san Benedetto da Norcia”Ora et labora”, è un invito a vivere la fede. Non basta il fare. Bisogna partire dall’adorare e riconoscere il senso del perché vivere la vita.
Epifania:Manifestazione divina
In quel Bambino nella mangiatoia, riconosco Dio che si rivela.
Il mio inginocchiarmi di fronte a Lui, la ricerca di Lui nella mia vita, perché la mia stessa vita, abbia un senso.
“Non basta nutrire la propria fede. Bisogna trasformarla in opere”.(RenèVoillaune)
I Magi hanno vissuto questa ricerca. Hanno vissuto il rischio del cammino e il rischio di affidarsi ad un Altro.
Durante la mia infanzia, la bellezza dei santi Magi che mi ha sempre affascinato la trovavo nel presepe dove, all’inizio dell’Avvento o della novena di Natale, essi vengono posti ai margini e poi, nel giorno di festa dell’Epifania, vengono spostati di fronte alla grotta.
Questo il simbolismo di un cammino che parte da lontano e che si ferma ora in adorazione.
Da non dimenticare i segni e i simboli, come l’oro,la mirra e l’incenso o di quelli della pietà popolare per rappresentare i santi Magi con tre nazionalità diverse. È un cammino fatto da uomini, non da super eroi o da idoli.
Uomini che hanno un vissuto una storia, una domanda di senso e in Cristo ritrovano la loro risposta.
Cosa avrà fatto riconoscere in quel bambino che Lui era Dio?
Non è come succederà più tardi, quando Gesù chiama gli apostoli e i discepoli. Essi lo seguono anche perché la sequela è preceduta da un miracolo.
C’è un incontro con Cristo che solo ognuno di noi, nella sua “leggenda personale”, come direbbe Coelho, può riconoscere.
Cristo non è un esperimento, cioè, prima provi e poi ti regoli,ma
un’esperienza che devi saper riconoscere al di là dei segni di questo mondo.
Ricordiamo altri passi del vangelo dove Gesù è molto provocatorio a riguardo:”O generazione incredula e perversa! Fino a quando starò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi?”
Questo cercare Gesù solo per i miracoli!
Ricordiamo quando risponde alle tante persone che lo seguono dopo la moltiplicazione dei pani:
”In verità, in verità vi dico che voi mi cercate non perché avete visto dei miracoli, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà, poiché su di lui il Padre, cioè Dio, ha apposto il proprio sigillo”. Essi dunque gli dissero:
“Che dobbiamo fare per operare le opere di Dio?”.
Gesù rispose e disse loro: “Questa è l’opera di Dio: Che crediate in colui che egli ha mandato”.
La fede è un cammino quotidiano. Ecco perché è un’esperienza.
I santi Magi vivono questo cammino di ricerca. E’ un rischio.
Uomini sapienti (significato della parola Magi), uomini di scienza.
Entra così il tema del rapporto “ragione e fede” e, come insegnava Papa san Giovanni Paolo II^”La fede non mortifica l’intelligenza umana, ma la stimola a riflettere permettendole di capire meglio tutti i “perché” che nascono dall’osservazione del reale”.
Io vivo un pellegrinaggio. Parto da questo reale ed ogni giorno, faccio esperienza che l’incontro con Dio è risposta a questo cammino. Senza, sarebbe un vagare nel nulla. Anche se avessi tutto e facessi tanto, rimarrebbe sempre un nulla, se non riconoscessi che Gesù Bambino è la certezza che è Dio fatto carne.