venerdì, 22 Novembre 2024
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omelia DOMENICA DELLE PALME – ANNO B 2021


Ho sempre immaginato la nostra vita come una continua ricerca.
Siamo come i fanciulli che nelle strade di Gerusalemme attendono e vivono nello stesso tempo lo stupore dell’entrata in Gerusalemme del Messia, un’ entrata nella vita che sconvolge la loro quotidianità, la loro ferialità e la loro formalità del fare.
Una tranquillità della fede come lo è stata la nostra, fino al mese di marzo dell’anno scorso.
Come diceva Papa Francesco: ”Vivevamo da sani in un mondo malato”.
Ad un certo punto, potremmo dire che avviene un incontro e una rottura col passato.
Come vi dicevo nell’omelia del 21 novembre, festa di ringraziamento alla Madonna della Pietra, avviene come un passaggio da una stanza piena di luce ad una stanza buia.
Ecco che così iniziamo a comprendere e a riconoscere il dono e diremmo il valore del perdono o il rifiuto di Cristo.
La conversione è questo passaggio.
Riconoscere Gesù come il Cristo o rimanere al solo Gesù storico.
Se rimaniamo al Gesù storico, continueremo a vivere ciò che sta avvenendo: Chiese sempre più vuote, escluso nelle occasioni in cui la presenza è più per formalità del momento e non, come dovrebbe essere, una formalità quotidiana. Il fare deve essere totale perché Cristo c’entra con la vita intera e con tutti i suoi risvolti.
Non bisogna lasciare Cristo in un angolo del cuore, come se fosse un ricordo per puntare sulla nostra iniziativa.
Tolstoy scriveva:”Pensava..di credere: ma intanto, con tutto l’essere …aveva coscienza che questa fede era qualcosa d’assolutamente “inadeguato”. Era questo che faceva sì che i suoi occhi erano sempre tristi”.
Gesù Cristo ti prende. Ti fai suo e vedi il reale con i Suoi occhi.
Non ti limiti, cioè, a seguirLo perché hai una “tua” risposta, ma provocandoti alla domanda, inizia un cammino.
La prima domenica di Avvento, riportai questa frase di don Carron che ha avvalorato ciò che spesso ho ripreso negli ultimi anni:”Chi ha potuto capire che di Gesù bisognava aver fiducia? Le persone che lo hanno seguito e che sono state con Lui, non la folla che andava a farsi guarire ma che non impegnava se stessa in un coinvolgimento vitale”
Oggi domenica, in tutte le chiese, rispetto a tutto l’anno c’è una presenza maggiore di fedeli. Questa espressione, appena letta, diventa calzante.
Abbiamo bisogno della conversione per recuperare un rapporto: Questa è la Grazia della riconciliazione con Dio.
Recuperare la fede perchè nulla è mai perduto in Dio!
Come figlioli prodighi, recuperiamo il bisogno del Padre!
“La conversione è una conoscenza nuova, uno sguardo vero sul reale”.(Carron)
Uno sguardo vero, non pessimista o legato ai nostri pregiudizi nel vagliare la realtà, nello scegliere ciò che vale veramente.
Abbiamo bisogno di uno sguardo aperto alla Grazia.
Cristo non è uno specchio che riflette te stesso, ma è una provocazione, è una finestra sul mondo e ti apre al nuovo.
Questo rischio, questo rapportarsi con il popolo, il reale.
“Non basta nutrire la propria fede, bisogna trasformarla in opere”.(Renè Voillaume)
Come gli apostoli e i discepoli di Gesù, siamo chiamati a coinvolgerci in questo apostolato.
Il cuore di un cristiano non appartiene solo a se stesso: Si offre per il popolo.
Così lo è il sacrificio di Cristo sulla croce: Si offre all’umanità.
Un sacrificio che si rinnova. Noi viviamo la grazia di una parrocchia e,
quindi, della celebrazione eucaristica.
“Per dare amore ai fratelli è necessario attingerlo dalla fornace ardente della carità divina, mediante la preghiera, il costante ascolto della Parola di Dio e un’esistenza incentrata sull’Eucarestia. (Benedetto XVI)
La festa della domenica della Palme, questa festa di accoglienza di Cristo nella nostra vita, è una festa di gioia, una novità che ci sconvolge, un avvenimento unico.
Preghiamo perché ci coinvolga per costruire una comunità in festa e non diventi poi quella stessa massa che ha abbandonato il Suo Signore sulla croce!
Come la Madonna e altre Marie, Giovanni l’evangelista, il centurione e il buon ladrone che riconoscono in quel momento il Messia che si offre per amore, accogliamo la Sue parole!
“Ho sete”: Cristo ha sete del nostro amore.
Gregorio Nazianzeno insegnava:”Ebbene, Egli in cambio di tutto ciò, di tutti i beni che ti ha dato, che cosa ti chiede? L’amore. Richiede da te continuamente, innanzitutto e soprattutto, l’amore a Lui e al prossimo”.