La festa della Santa Famiglia di Nazaret che celebriamo tra il Natale e l’inizio dell’anno nuovo, è l’occasione liturgica per riflettere sul dono del modello della santa Famiglia e per poter intercedere per la nostra stessa famiglia.
La testimonianza del silenzio di San Giuseppe e Maria, rappresenta un silenzio che non significa “non curanza” di ciò che avveniva nella loro vita, ma silenzio della fede, accoglienza della Parola di Dio nella loro vita.
Fede è accoglienza nel cuore della Presenza divina.
Ci ritroviamo non più orfani ma figli.
Durante il Settenario dei defunti, abbiamo meditato sulla catechesi del Papa sull’Ave Maria:”E’ la gioia di sapere che la nostra solitudine è vinta. È la bellezza di saperci figli amati, di sapere che questa nostra infanzia non potrà mai esserci tolta”.
La festa della Santa Famiglia è il desiderio di vivere questa Comunione perché consacrata da Dio. Questo il dono del sacramento del matrimonio.
Davvero siamo riconoscenti che la Grazia dello Spirito Santo ricevuto nel sacramento, ci fa essere famiglia o pensiamo che sia la nostra decisione?
“Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato”/Aggeo cap. 1,6)
Il santo Papa Giovanni XXXIII^ diceva:”La famiglia è la prima cellula essenziale della società umana”.
Questa unione è l’efficacia della Grazia, ci fa divenire Comunità, nasce e si rafforza nella preghiera, è lo sguardo comune all’ideale che è Dio.
La vera Comunione la possiamo ritrovare nella santa Famiglia di Nazaret.
L’accoglienza della parola di Dio nella loro vita, si fa Carne nel dono del Figlio, in Gesù Bambino. Si lasciano vincere dallo stupore verso Dio che opera la sua misericordia attraverso l’uomo.
Viviamo il miracolo dell’incarnazione!
Viviamo quell’Amore che ci vuol fare amare!
Più volte, nelle omelie natalizie, abbiamo ribadito che questo dono si offre perché da Dio Padre parte la ricerca verso l’umanità. Egli si serve di uomini come san Giuseppe e Maria affinché l’amore sia sempre più vero e non un’utopia.
“La famiglia è lo specchio in cui Dio si guarda e vede i due miracoli più belli che ha fatto: Amare la vita e donare l’amore”. (San Giovanni Paolo II)
Dio si offre nella semplicità del quotidiano. La Santa famiglia di Nazaret viveva una vita quotidiana come tutte le famiglie di Israele, perché Dio passa nel quotidiano.
Quando, purtroppo, le nostre famiglie iniziano a vivere la solitudine?
Quando cerchiamo ciò che non c’è. Quando vediamo nel quotidiano un limite alla nostra libertà, come il fratello maggiore che, sotto sotto, invidiava la vita del figliol prodigo.
Dovremmo imparare dalla tenerezza di san Giuseppe che voleva licenziare in segreto la Madonna per poi scappare e prendersi la colpa dell’abbandono. Lei sarebbe rimasta viva, e non accusata e lapidata come adultera.
La tenerezza di Maria nello “Stare lì”, la presenza dell’amore unico materno, possiamo riconoscerlo nelle nostre mamme.
“La cosa migliore che un padre può fare per i suoi figli è amare la madre”.(Henry Ward Beecher)