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omelia domenica 9 maggio 2021

VI^ DOMENICA DI PASQUA – ANNO B 2021
Oggi è una domenica speciale.
Ieri, con le mamme abbiamo celebrato la preghiera e la supplica alla Madonna di Pompei.
Oggi Gesù ci invita a riflettere su un comandamento fondamentale per il cammino della fede e proprio da questo comandamento partiamo per rapportarci con il reale e valutare così come è il nostro vivere veramente il rapporto tra fede e vita.
Egli dice:”Amatevi come io ho amato voi”.
Gesù per primo ci ama.
Questa è l’autorevolezza. Spesso non basta educare dicendo: “Fate questo perché è così”.
L’educazione è più incisiva se è così:”Fate come faccio io per voi”.
In Gesù noi ritroviamo questo amore unico. Egli si è dato e si dona a noi nel sacrificio eucaristico in particolare. Noi lo condividiamo perchè l’amore si propaga solo quando lo riconosciamo come dono di un Altro.
“Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi”.
Con Lui c’è una comunione unica, un’intimità familiare che ci aiuta a capire che il comandamento dell’amore è difficile da vivere.
A quelli che sono impegnati nella caritativa dico:”Evitare di cadere nell’errore di fare la carità in base alla simpatia o all’ antipatia”.
Eppure questo mistero dell’amore è tutto ciò che trasforma la nostra vita.
Non perdiamo mai di vista la fonte.
Spesso con i genitori, nei vari incontri o nelle omelie, riporto quella bella frase:”Un padre per amare i figli, deve amare la loro madre”.
Quest’espressione ci fa capire, passo dopo passo, che non viviamo una vocazione del matrimonio come se fosse un caso, ma che siamo stati scelti da Dio.
Nel sacramento del matrimonio, questa unione è sostenuta dalla Grazia dello Spirito Santo.
L’amore ha una fonte davvero unica e solo questo ci può portare a vivere con chi abbiamo di fronte, non limitandoci a fermarsi solo all’apparenza, ma vivendo quella differenza che fa sì che gli altri possano dire di noi quanto troviamo scritto in un altro passo del Vangelo di Giovanni:” Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri».
Vivere ed essere la differenza nel mondo.
Vivere l’amore di Dio ci porta anche ad essere soli, perché fare la differenza, ci porta ad allontanarci dalla massa o a non cadere vittime del gruppo.
Voglio riportarvi questa storia triste, un po’simile alla famosa favola del “Gobbo di Notre Dame”.
In un villaggio francese un gruppo di giovani avevano sequestrato un gobbo e dopo averlo denudato lo avevano legato ad un palo della luce. All’alba, per la vergogna, il povero uomo, si uccise. Al funerale il curato di Montagnac fece questa omelia:”Quando andrò di fronte al Signore, Lui mi domanderà:’Dove sono gli agnelli del gregge che ti ho affidato?”.
Io abbasserò gli occhi e Lui continuerà a domandarmelo per una seconda e per una terza volta. Alla fine risponderò:’Non erano agnelli, Signore; erano lupi!”.

Allora anche io mi domando:”Da cosa ci riconosceranno gli altri?”
A me stesso ripeto innanzitutto:”Essere e fare la differenza”, ma non nel vestito o nelle idee, ma nel vivere quel vangelo, quella parola nuova che ha fatto sì che dopo 2000 anni, siamo qui a proclamare che Cristo è veramente risorto, che Cristo è il vero sì al senso della vita.
Come già dissi venerdì santo, alla 4^ meditazione:”Il cuore di una madre di un figlio disabile, soffre di più, di fronte alla malattia del figlio, o quando viene lasciato solo o bullizzato dai suoi compagni?”.