Quando ho letto questa pagina del vangelo la prima cosa che ho pensato è l’insegnamento che danno i biblisti: ”Il vangelo va letto tra le righe”, cioè, non bisogna soffermarsi solo su ciò che risalta subito. In questa pagina è il miracolo della pesca, invece è il dialogo tra Gesù e gli apostoli, con Pietro in particolare.
Perché ogni miracolo rimanda sempre ad un insegnamento.
Pensiamo al rapporto tra Gesù e Pietro.
L’apostolo, di fronte alla richiesta di Gesù: ”Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”, avrebbe potuto dire: ”Io sono un professionista in questo lavoro, non sono uno che va a pesca la domenica per hobby, e se non ho preso pescato “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla…” figurati se possiamo prendere qualcosa ora che è giorno….
Ecco la centralità della pagina del vangelo di oggi: “Ma sulla tua parola getterò le reti”. Basterebbe solo questo per concludere anche l’omelia di oggi.
La fede è affidarsi, non fidarsi. La fede è vivere l’obbedienza a Lui
quell’obbedienza che ti porta a vivere il vero senso di incontrare Cristo che non è limitato a ciò che vedi o che vivi oggi.
Vi voglio riportare un passaggio dell’opera di Claduel “L’annuncio a Maria” che è uno dei passi più belli:” Ho voluto abbracciare il Sepolcro vuoto e metter mano nella buca della Croce. Ma la mia piccola Violaine è stata più saggia. Forse che fine della vita è vivere? Forse che i figli di Dio resteranno con fermi piedi su questa miserabile terra? Non vivere, ma morire, e non digrossar la croce ma salirvi, e dare in letizia ciò che abbiamo. Qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna… Che vale il mondo rispetto alla vita? E che vale la vita se non per esser data? E perché tormentarsi quando è così semplice obbedire?”
Questo vivere per Lui che va al di là di ciò che è reale, come Pietro, non fare i calcoli umani “io ci ho provato e quindi non c’è niente da fare” ma affidarsi alla sua parola.
Non tanto per il miracolo che verrà dopo che è pur un segno della Sua divinità:” Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano”.
È tutto ciò che noi viviamo che fa la differenza.
Pensiamo a martedì 11 febbraio, giornata dell’ammalato, questo momento del sacrificio di affidarsi a Lui, in questa tenerezza di un padre che accoglie le nostre preoccupazioni.
Come riporta il salmo di oggi:” Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.”
La preghiera (che è carità) è il vivere la fede nella speranza che verrà esaudita.
Forse anche nel miracolo corporale, ma pur sempre rimanda alla certezza che Lui è il Padre. Che i nostri occhi non si fermino solo a ciò che a noi può piacere, pensando che il gusto della vita sia l’oggi, essere discepoli significa affidarsi a ciò che sarà, come conclude il vangelo:” E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.”
Questo è il paradosso della fede: ”Lasciare… per ricevere”.