domenica, 15 Settembre 2024
Home / Catechesi / Omelia Domenica 8 settembre 2024 (XXIII Domenica del tempo ordinario Anno B)

Omelia Domenica 8 settembre 2024 (XXIII Domenica del tempo ordinario Anno B)


Ogni miracolo riporta sempre da un’altra parte. Il miracolo, cioè, non va visto in sé nel senso materiale, ma cosa Gesù vuole comunicare.
Il termine molto bello del vangelo “«Effatà», cioè: «Apriti!».” E’ un invito ad ascoltare, ad aprirsi all’incontro con la parola, con la Persona che hai di fronte, Cristo.
Dio non è nel visibile, ma nell’azione dell’invisibile sul visibile: Da qui nascono forma, atto e parola”. (Riccarda Huch)
Anche Isaia, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura, invita a non temere perché c’è la speranza dell’incontro col Messia, con Colui che verrà e porterà la salvezza.
Finché rimarremo sordi e muti, cioè, finché chiuderemo il nostro cuore all’incontro con Lui, non potremo riconoscerlo. Abbiamo bisogno della Sua Grazia per riconoscere in Lui, la Sua Persona, la salvezza che viene a trasformare il nostro cuore.
Oggi poi celebriamo la festa della natività di Maria. Proprio Lei ci insegna cosa significa ascoltare e vivere l’incontro.
Avvenga, accada, in me, secondo la Tua parola”.
Secondo la tradizione ortodossa l’incarnazione è avvenuta nell’orecchio, cioè, come Maria ha ascoltato l’annuncio dell’angelo, l’avvenimento di Cristo si è fatto concreto.
Viviamo, quindi, questo ascolto di Dio e soprattutto rendiamolo testimonianza: ”E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!”
Chi ha incontrato Cristo non può non testimoniarlo e raccontare questa gioia.
Ma come farlo?
Seguendo l’invito di san Giacomo, come abbiamo ascoltato dalla seconda lettura: ” Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali”, il non cadere nell’errore delle differenze materiali, ma vivere l’amore per il prossimo, perché è prossimo e non per come veste, ecc… : ” Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?”
Mi viene sempre in mente il pensiero di Rose, una volontaria che vive il suo apostolato in Africa e che dice così: ”Vi piacciono tanto gli africani quando sono bambini, ma non quando diventano adulti”.
Dobbiamo, invece, vivere quella parola che salva in un contesto reale che sempre più ci coinvolge nelle nostre scelte.
“Gli uomini diventano ciò che contemplano” (William Blake)