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omelia domenica 7 marzo 2021

III^ Domenica di quaresima- anno B
Il vangelo di questa domenica ci mette un po’ in crisi e deve essere così perché la parola di Dio deve scuoterci dentro.
Per comprendere in parte e per quanto è possibile, dobbiamo immaginare il tempo in cui avviene questo.
Pensiamo alla prima lettura, al dono dei comandamenti.
Oggi diremmo che”E’ etico e naturale non uccidere, non desiderare la donna degli altri, non dire falsa testimonianza ecc..”.
Quando , invece, è stata data la “Torah-la legge” al popolo ebraico, è stato un segno in cui la massa, uscita dall’Egitto, si riconosce
innanzitutto, come popolo.
Allora, i precetti della legge erano una novità .
Basta pensare che viene annullata la poligamia o l’omicidio…
Il popolo di Israele si ritrovò come popolo attorno al Tempio, in questo luogo sacro per il popolo ebraico e, quindi, anche per Gesù.
“In tutte le culture il tempio rappresenta l’ombelico che congiunge terra e cielo, luogo del divino, sorgente dell’umano e deposito delle norme necessarie per mantenere la vita”.(Silvano Fausti)
Gesù si ritrova nel vedere che questo luogo ha perso ciò che veramente è Diventa luogo di mercato, come se la Grazia fosse un qualcosa da comprare.
Pensiamo un po’ anche a ciò che avviene nella nostra pietà popolare quando ci confrontiamo con le feste religiose.
Basta ricordare quell’immagine dei soldi attaccati alle statue dei santi.
Gesù offre se stesso come nuovo tempio, sferza i compratori e tutti coloro che hanno profanato questo dono di Dio e, come ogni profeta, critica l’istituzione che ha smarrito l’ideale che Dio ha offerto al popolo.
Il card. Luciani (futuro Giovanni Paolo I^) diceva:”Dio ci ha chiamati a servire il Dio Trino e non il Dio quattrino”.
Gesù offre la sua persona nel dono della resurrezione.
Egli è il “tempio”, cioè, colui che congiunge la terra e il cielo.
In Cristo noi ritroviamo quella casa in cui offrire la nostra amicizia e vivere quella familiarità dell’amicizia che ci rende popolo.
Spesso sfugge questa idea di Lui.
Pensiamo ai dieci comandamenti: Sono una VIA non un limite, alla nostra libertà.
Sono la VIA alla salvezza.
Il dono dell’autorità che nella Chiesa noi poniamo nel nostro Papa e i Pastori e’ perché abbiamo il desiderio di arrivare.
Come vi dicevo nella prima domenica di quaresima:”Abbiamo bisogno di una meta per sapere dove andare”.
Chi sono i pastori?
San Bonifacio insegnava:”Non siamo dei cani muti, non spettatori silenziosi, non mercenari che fuggono il lupo, ma pastori solleciti e vigilanti sul gregge di Cristo”.
Non limitiamoci a vivere una fede che non sa e non vuole osare.
Pensiamo a san Giuseppe che ha vissuto la sua vocazione, osando andare contro ciò che allora era giustificato, come il ripudiare la Madonna.
Cosa avviene veramente quando incontri Cristo, quando riconosci in Lui quel tempio in cui vivere la tua compagnia che porta ad un cammino e non più al semplice mettere un passo dopo l’altro?