La pagina del vangelo che abbiamo ascoltato oggi, ci pone delle domande un po’ particolari.
Una tra queste è:”Perché osservare le regole?”.
Innanzitutto è bene dire che quando si parla di Vangelo o di catechismo, il termine “regole” assume un significato restrittivo.
Il vangelo e il catechismo (e quando uso il termine catechismo mi riferisco all’insegnamento e alla dottrina della Chiesa) indicano la via per il cielo. Le cosiddette regole sono come gli indicatori stradali che ci aiutano a non sbagliare la via.
“Lasciamo che sia Dio a condurre la nostra piccola barca: Egli ci vede bene e ci salverà dal naufragio”. (San Vincenzo Dé Paoli)
Gesù usa un’espressione particolare:”Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere perché essi dicono e non fanno”.
Questo ci fa capire che se la testimonianza degli educatori non è buona, non significa che non lo è il contenuto dell’insegnamento.
Questo passaggio è molto importante perché, come già vi spiegavo nelle domeniche di ottobre, il rischio della religione-fai-da-te, il tendere anche a giustificare i propri errori usando il paragone con i falsi testimoni, ci porterà a smarrire la via verso il regno dei cieli.
San Paolo ha scritto: “Ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio che opera in voi credenti”. (Seconda lettura)
Io penso che la conversione nasce, innanzitutto, da una domanda. Se non c’è questa domanda, questo desiderio, ogni risposta, ogni testimonianza, lascia il tempo che trova: Non sarà mai esaustiva.
“E’ terribile cadere nelle mani del Dio vivente, ma è ancor più terribile caderne fuori”. (D.H. Lawrence)
Come mi capita di notare, a volte siamo più legati alla persona che al messaggio.
Penso spesso ai miei compagni della Scuola Secondaria di I^ Grado e del Liceo o a coloro che hanno frequentato le scuole private cattoliche. Erano costretti ad essere lì e, purtroppo, poi sono diventati anticlericali perché negli educatori hanno visto quel nemico da lottare, quando il nemico era altro.
Dalla novena della Madonna della Pietra ho spesso in mente una frase di Don Epicoco: ”Ci inventiamo un nemico da combattere. Abbiamo bisogno di un qualcuno con cui combattere per sentirci vivi”.
Stiamo attenti a non seguire, invece, l’antico mito di Narciso, dove tutto è vero solo se si rispecchia in noi.