giovedì, 21 Novembre 2024
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Omelia domenica 4 febbraio 2024 (V Domenica del tempo ordinario anno B)


Il vangelo di questa domenica ci collega a domenica prossima quando festeggeremo la giornata dell’ammalato e al venerdì santo in cui mediteremo il rapporto della fede della Madonna di fronte al sacrificio del Figlio in croce.
Rileggendo con una certa attenzione la prima lettura, a volte, penso a Giobbe , a quest’uomo di fede che può apparire come pessimista di fronte alla vita:” La notte si fa lunga e sono stanco di rigirarmi fino all’alba. I miei giorni scorrono più veloci d’una spola, svaniscono senza un filo di speranza”. C’è in lui sempre quella certezza da cui nasce il senso del vivere, quella preghiera che rivolgiamo a Dio, nella semplice parola che lui stesso ripete :”Ricordati…”
Ricordare significa “riportare al cuore”.
Perché Dio castiga, come possiamo pensare a volte.
La sera del 14 gennaio 2024, mi colpiva l’intervista al Papa che portava questo paragone: ”Dio è come una mamma che ogni tanto colpisce il figlio per correggerlo, ed è a lei che fa più male la mano che al figlio per lo schiaffo ricevuto”.
Un figlio che si allontana dal Padre, se prende consapevolezza di questo amore, si rattrista. Il papa, sempre in quell’intervista, nello spiegare la preghiera dell’atto di dolore, diceva: ”Si dovrebbe dire invece di “ho meritato i tuoi castighi” dovremmo dire “con i miei peccato ho rattristato il Tuo cuore”.
Quando rattristiamo il cuore di Gesù?
Nella seconda lettura troviamo scritto:” Ma tutto io faccio per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io”.
Noi rattristiamo il cuore di Gesù quando facciamo il contrario di ciò che abbiamo ascoltato.
Dio ci accompagna nelle nostre scelte. Nel nostro vivere la fede.
Pensiamo al miracolo che riporta oggi il vangelo: “La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.”
Noi diremmo che è un miracolo di poca importanza.
Eppure c’è un aspetto che ci sfugge: ”La febbre la lasciò ed ella li serviva”. Il miracolo ci spinge a vivere la fede.
Se ci limitiamo a pensare che il miracolo deve essere sempre qualcosa di grande, di eclatante, allora noi di Gesù non abbiamo capito un granché.
Se ci fosse stato una grande miracolo, noi ci saremmo limitati solo a quello e non a vedere, invece, il suo vero significato.
Se allo solto indichi la luna, lui ti guarda la punta del dito!” (proverbio)