venerdì, 22 Novembre 2024
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Omelia Domenica 30 giugno 2024 (XIII Domenica del tempo ordinario Anno B)


Abbiamo ascoltato un brano del vangelo che riporta un miracolo diremmo “eccellente”: Il miracolo della guarigione della figlia del sacerdote Giairo.
Al nostro convento, proprio sulla cupola dietro l’altare, c’è un dipinto che riporta questo miracolo.
E’ un miracolo che ci riporta al cuore ciò che significa l’amore di Gesù.
Perché ha salvato una ragazza?
Perché ha ridato la gioia ad un padre e ad una madre?
Gesù viene incontro all’uomo, a tutto ciò che è l’uomo, alla sua sofferenza più grande, alla sua disperazione, al suo dramma.
Noi adulti sappiamo bene che il dramma più grande di un genitore è vedere morire i propri figli.
Non c’è consolazione che possa appagare o solo limare questo dolore.
Gesù offre se stesso in questo cammino perché la vita è fatta di questi passi. Anche zoppicando, si va avanti.
Oggi celebriamo anche la conclusione del mese dedicato al Sacro Cuore di Gesù.
“Il Cuore di Gesù è il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio. Non è un simbolo immaginario ma reale che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l’umanità intera”. (Papa Francesco)
Questo amore si fa presenza.
Come vediamo raffigurato nelle statue e nelle immagini,Cristo apre le braccia perché accoglie.
Più ci sentiamo amati e più viviamo questo amore con Lui.
“Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!».”
Anche a noi è rivolto questo invito: Alzarci dalla disperazione e vivere il cammino della fede in Lui e con Lui.
Quando tutto ci appare nuvoloso, si rimane fermi e in attesa, perché la fede è uno sguardo che tu poni verso Colui che ti ama.
Ricordo quello che prima di morire scriveva l’onorevole Pannella nella lettera al Papa: ”Ho preso in mano la croce che portava mons. Romero e non riesco a staccarmene».
(Mons. Romero era un santo martire del Sud America, morto per contrastate la lotta contro i poveri.)
Questo abbracciare la croce, questo cercare non un “qualcosa” perché non è l’oggetto che salva, ma un“qualcuno”, Colui che si è offerto in sacrificio sulla croce che ci salva.
Quale salvezza?
Il miracolo di riportarci in vita ogni volta che moriamo o la guarigione fisica?
No, ma un’altra salvezza, quella più vera.
Quando volgiamo lo sguardo alla Croce dove Gesù è stato inchiodato, contempliamo il segno dell’amore, dell’amore infinito di Dio per ciascuno di noi e la radice della nostra salvezza. Da quella Croce scaturisce la misericordia del Padre che abbraccia il mondo intero”.(Papa Francesco)