sabato, 23 Novembre 2024
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OMELIA DOMENICA 30 GIUGNO 2019 (Corpus domini Sacro Cuore)


Anche se oggi celebriamo la 13^ domenica del tempo ordinario, in questa occasione in cui viviamo la festa della conclusione del mese del cuore di Gesù con la processione del Corpus domini, colgo l’occasione per offrire un’ulteriore riflessione sull’Eucarestia su cui abbiamo meditato domenica scorsa.
L’Eucarestia è, innanzitutto, un sacramento, cioè, un incontro con il Sacro, l’incontro con Cristo che si offre per noi e che si comunica a noi.
Partendo da questo ideale, cioè, da una comunione intima con il Mistero, riscopriamo ogni giorno la nostra vocazione, cioè, il destino, la via, il cammino che il Signore ci indica e che, nello stesso tempo, si fa nostra forza nel viaggio della vita.
Paolo VI diceva:” L’Eucaristia, sotto il velo del pane e del vino, contiene Cristo, capo visibile della Chiesa, redentore del mondo, centro di tutti i cuori, Colui per cui esistono tutte le cose: ed anche noi esistiamo in Lui”.
La nostra vocazione, il senso del nostro esistere, lo riscopriamo ogni volta che ci incontriamo con Lui. Questo incontro fa sì che il nostro fare abbia un senso.
Leggevo una volta questa bellissima frase:”Due volte nasce l’uomo: La prima quando viene al mondo, la seconda quando scopre il perché”.
La nostra vocazione più intima rimane la relazione di un rapporto filiale col Padre.
Lo abbiamo meditato già il primo venerdì del mese nella catechesi sulla parabola del padre Misericordioso, nella ricerca del figliol prodigo che riscopre nell’assenza la presenza del Padre.
“Cristo è presente. Lo stesso Cristo che una volta fece preparare la tavola alla Cena, ha preparato questa, per voi”. (San Giovanni Crisostomo)
L’uomo nella sua fragilità avverte il bisogno di conoscere, di poter comprendere. Come diceva Sant’Agostino:”Credo ut intelligam , intelligo ut credam “, ossia credo per capire e capisco per credere”.
Questa ricerca continua ci coinvolge con tutto il nostro fare.
Perché allora il sacramento dell’Eucarestia?
Perché abbiamo un bisogno, abbiamo una fame che solo un pane vero e che ci apre all’interno, può soddisfare.
Quando ero studente universitario, un mio carissimo amico mi ha dato un foglietto in cui c’era scritto un passo di Charles Peguy. Mi ha affascinato tanto che da allora iniziai a frequentare Scuola di comunità.
Questo è il passaggio:
“Egli è qui.
È qui come il primo giorno.
È qui tra di noi come il giorno della sua morte.
In eterno è qui tra di noi proprio come il primo giorno.
In eterno tutti i giorni.
È qui fra di noi in tutti i giorni della sua eternità.
Il suo corpo, il suo medesimo corpo, pende dalla medesima croce;
I suoi occhi, i suoi medesimi occhi, tremano per le medesime lacrime;
Il suo sangue, il suo medesimo sangue, sgorga dalle medesime piaghe;
Il suo cuore, il suo medesimo cuore, sanguina dal medesimo amore.
(…)
È la medesima storia, esattamente la stessa, eternamente la stessa, che è accaduta in quel tempo e in quel paese e che accade tutti i giorni in tutti i giorni di ogni eternità”.

(Da: Il mistero della carità di Giovanna D’Arco)