XIII ^ DOMENICA DEL Tempo Ordianrio ANNO C 2019 (prefestiva)
Gesù ci chiama ad una scelta radicale, a vivere il cammino della vocazione che non deve essere preceduto da “Se, ma o insomma”.
Diremmo che il Vangelo potrà apparire duro, invece porta con sé quell’invito ad essere veri con noi stessi. Così diceva don Giussani:
” Il problema fondamentale dell’uomo, di qualunque uomo, in qualunque tempo, fino alla fine della storia, da quando il messaggio che Dio è diventato uomo è stato portato, è entrato nel mondo, il problema più grande della vita è questo: Non c’è un problema più grande di questo concepibile, cioè, l’uomo non può` immaginare un problema più grande per la sua libertà. Cristo, sì o no”.
Tendiamo a vivere un cammino di fede che, spesso, è solo una religiosità che non convince neanche noi stessi.
Quando Gesù ci invita a seguirLo, ci si pone in un atteggiamento che nello stesso tempo è anche consolatore delle nostre scelte.
“A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Questo passo ci aiuta a capire qual è la centralità della nostra vita, cioè, a non anteporre le creature al Creatore.
Noi pensiamo la cosa più importante sia “Fare il dovere”, quando, invece, è solo un pretesto per oscurare il vero dovere verso Dio. Occasione questa anche per una breve catechesi.
Spesso le persone dicono:”Chiamiamo il prete per portare l’unzione degli infermi, quando l’ammalato non capisce più niente”. Tu non fai un dovere alla persona. Il vero dovere è la salvezza dell’altro e, quindi, offrire o meno l’occasione di riconciliarsi con Dio.
Pensiamo alla scelta che hanno fatto e che faranno i futuri sposi. Abbandonare la casa paterna per iniziare una nuova vita, vivere la loro vocazione.
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore. Prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
L’obbedienza a Dio deve essere immediata. Rimandare vuol dire che non avvertiamo veramente il desiderio di seguirLo.
Spesso sento ripetere:”Bisogna aver pazienza”. Io penso che questo significa:”Lasciamo perdere. Facciano gli altri quello che dovremmo fare noi”.
Durante la Quaresima di quest’anno mi colpiva quanto diceva il Papa all’Angelus del 24 marzo per spiegare la parabola del fico che non faceva frutti:” La possibilità della conversione non è illimitata, perciò è necessario coglierla subito, altrimenti essa sarebbe perduta per sempre.”
Dio si offre come meta del nostro cammino. Si offre nella Persona che è Cristo. Non rimandare a domani ciò che puoi essere oggi!