venerdì, 22 Novembre 2024
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Omelia domenica 28 giugno(prefestiva)

XIII^ DOMENICA DEL T.O – ANNO A 2020 (S. Messa prefestiva)
La liturgia della parola di oggi, il vangelo in particolare, ci richiama alla nostra libertà.
Cosa significa questo?
Nel rapportarsi con l’altro che noi riteniamo “ci appartiene”, sia il figlio, la madre o anche il nostro lavoro ecc… , ci ritroviamo di fronte ad una domanda: ” Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”.
È una domanda sulla nostra libertà perché ci mette in gioco con noi stessi, con le nostre scelte, con cosa veramente è il nostro destino, la nostra vocazione.
Gesù non chiede di rinnegare la nostra appartenenza alla famiglia, ma ci invita a riscoprire che il nostro essere famiglia e il lavoro stesso, non è un qualcosa al di fuori della nostra fede, ma fa parte di essa.
Mi piace riportare la catechesi fatta sul rapporto tra Marta e Maria, quando Gesù dice a Marta : ”Marta, Marta tu ti affanni e ti agiti per molte cose…”
Gesù non ha detto a Marta che sbagliava nel fare quelle cose, ma la invitava a riscoprire perché fare.
Fondamentale porsi in ascolto di Dio perché senza questo legame, tutto diventa solo un “fare” senza un perché e un se.
Non siamo chiamati a salvare le persone: Gesù salva.
Noi diventiamo testimoni di questo amore che ci ha cambiati e fa’ si che ciò che viviamo, lo viviamo diversamente e questo ci fa testimoni.
“Chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato”.
Questa accoglienza di Dio nella nostra vita ci mette in gioco con le stesse idee che noi abbiamo sulla vita.
Mi ha sempre fatto riflettere e continua a farlo ogni volta che la leggo, la frase di Santa Francesca Saverio Cabrini:”Ti ringrazio, mio Dio, che le cose non vanno a modo mio”.
Poniamoci di fronte a Dio come innamorati di una nuova vita che ci coinvolge nelle nostre scelte, anche nelle rinunce per un bene più grande.
“Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Come vivere questo amore?
Il Card. Mercier scriveva: ”Per unirsi bisogna amarsi, per amarsi bisogna conoscersi, per conoscersi bisogna andarsi incontro”.