Il vangelo di questa domenica si collega alla domenica precedente e ci aiuta a riconoscere la differenza della preghiera.
Mentre domenica scorsa gli apostoli nel pregare, era come se obbligassero Gesù “maestro vogliamo che tu ci faccia questo…”, oggi invece abbiamo ascoltato dal vangelo cos’è veramente la preghiera, cos’è la mendicanza: ”Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Il breve racconto di questo miracolo, il cieco Bartimeo, ci aiuta a comprendere che la preghiera parte da una base: Diremmo: ”Riconoscere in Gesù la salvezza”.
L’appellativo: “Figlio di Davide” è come dire “Il Messia”.
Questo gridare simboleggia un bisogno e a chi lo rivolgiamo se non a Colui che è risposta a questo bisogno, a questo domandare?
Riporto quei bellissimi versi di Dante Alighieri (Inno alla Vergine), quando parla della Madonna: ” Donna, se’ tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fïate liberamente al dimandar precorre. (Donna, sei tanto grande e tanto potente che per chi [in Terra] desidera una grazia e non ricorre a te, il suo desiderio è del tutto inutile.
Il tuo bene è così grande che non solo aiuta chi chiede, ma molte volte interviene prima che sia chiesto di spontanea volontà.)”
Noi viviamo la preghiera partendo da un bisogno.
Senza un bisogno, senza riconoscere questo, ma che non sia un bisogno materiale, non scopriremo mai cos’è la Presenza di Dio nella nostra vita.
Ricordo una volta una persona che mi disse di essere ateo. Proprio per questo, sosteneva che, non avendo bisogno di nulla, perché credere allora in Dio?
La risposta è: ”Qual è veramente il vero bisogno?”
Il cieco Bartimeo è stato guarito da Gesù e pensiamo davvero che Lui gli abbia dato solo il dono della vista materiale, oppure invece abbia dato la luce della salvezza?
Il saper vedere veramente?
Come ci insegnava il Papa san Paolo VI: ”Saper riconoscere i segni dei tempi” (che non significa lamentarsi che il mondo è cambiato)