venerdì, 22 Novembre 2024
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Omelia Domenica 23 Giugno 2024 (XII Domenica del tempo ordinario Anno B)


Leggendo questo brano del vangelo mi è subito ritornata alla memoria quella famosa meditazione del nostro Papa la sera del 27 marzo 2020:
”Come i discepoli del Vangelo, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”.
Come ripeto spesso anche a me stesso, non dare per scontato che la nostra fede sia salda.
La fede è un continuo bisogno di Dio.È una continua ricerca.
La fede è “Quarere deum” (cercare Dio).
Non è il dono di un momento, ma sempre un costante inizio dal battesimo che noi viviamo in crescita, non anagraficamente.
Siamo sempre più coinvolti nelle vicessitudini della vita.
Lo dicevo nell’omelia del primo lunedì del mese di maggio.
“Noi preghiamo per i defunti, non per un dovere ecc… ma per noi, perché aumenti la fede in noi nella resurrezione”.
Quante volte abbiamo visto persone che dicevano di aver fede e che, di fronte ad un lutto in famiglia, anche della nonna di 100 e passa anni, poi hanno abbandonato la speranza in Dio ed altre persone che hanno vissuto il dramma della morte di un figlio e che, invece, hanno vissuto un cammino di speranza nella resurrezione , ma non come ripiego ad un Mistero che non offre risposte terrene.
Lo vedo anche nei funerali: Dove non c’è un fondamento, un cammino, al momento delle esequie, si cerca di coprire un vuoto con altro e se uno ci riflette seriamente, è un altro vuoto quello che si vuole inserire in un rito celebrativo. Come se la parola resurrezione fosse scontata o che Dio c’è, ma è lì, come in una sfera di cristallo che rimane al ricordo di una regione che fu parte della mia vita.
La domanda che Gesù rivolge agli apostoli nel dramma della vita la rivolge anche a noi:”Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
Cos’è la fede se non porre lo sguardo a Colui che è la vita, che è il senso alla mia stessa vita?
La fede ci chiede l’umiltà di restare.
Lo spiegava bene don Luigi Epicoco:”Ecco cos’è l’umiltà. L’umiltà è restare quando, invece, la nostra parte emotiva e razionale ci dice di andarcene”.
La paura, il dubbio fanno parte della nostra vita.
Noi siamo chiamati a credere in un Mistero che va oltre la vita.
Bellissimo il paragone che riporta Giobbe nella prima lettura: ”“Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».
Nella vita c’è una fermata e, nello stesso tempo, c’è un ponte che porta oltre.
Questo ponte è la fede in Cristo.
Come riporta san Paolo nella 2^ lettura: “Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura”.