Per noi come Comunità, questa domenica è ricca di vari eventi:
Due matrimoni e un battesimo e coincide anche con la festa di Santa Rita da Cascia a cui tanti siamo devoti.
Tali eventi ci riportano al cuore il messaggio che Gesù ha lasciato agli apostoli e, quindi, anche a noi:
” Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore”.
Questa pace non è un qualcosa di sentimentale. Non è, cioè, una pace del tipo “state tranquilli” ma una pace attiva, cioè, un movimento del cuore che ci porta a vivere la beatitudine”Beati i COSTRUTTORI di pace”.
La nostra vocazione è essere uomini della pace.
“Da ogni terra si levi un’unica voce: no alla guerra, no alla violenza, sì al dialogo, sì alla pace! Con la guerra sempre si perde. L’unico modo di vincere una guerra è non farla”. (Papa Francesco)
Il Signore ci chiama a vivere l’amore che Lui ci ha consegnato nella Grazia dello Spirito Santo. Mancano poche domeniche per la festa di Pentecoste. Questo invito è rivolto al nostro cuore affinchè non disperi di fronte al dramma che vediamo ogni giorno.
Una guerra è sempre una guerra.
La pace di Cristo non è la serenità quotidiana del benessere ma l’armonia tra i popoli che vivono e che condividono la scelta di essere Suoi.
Questa condivisione fa sì che diveniamo Comunità.
Lo abbiamo meditato domenica scorsa. “Vi riconosceranno da questo, se vi amate come io ho amato voi”.
Molte volte ci lasciamo ingannare dalla falsità del momento, ma la pace richiede il sacrificio di se stessi.
Delle tante testimonianze su santa Rita io ne riporto una in particolare che fa capire cosa significa veramente essere costruttori di pace e desiderare la pace di Cristo e non del mondo.
“Le storie dicono, infatti, che Rita, rimasta vedova e temendo che i suoi figli potessero commettere un peccato mortale, vendicando il padre quando fossero in età adulta, abbia pregato Dio che piuttosto li facesse morire; e che questa preghiera sarebbe stata da Dio esaudita con la dipartita prematura dei ragazzi”.
La Santa aveva intuito che quando essi decidano di vendicarsi, la morte li seguirà comunque da presso per tutta la vita. E ha il coraggio di pronunciare quelle terribili e sconcertanti, ma essenziali e purissime parole che sconvolgono anche noi ancora oggi. (Dalla vita di Santa Rita da Cascia)
Come dicevo prima, ieri ed oggi abbiamo celebrato due matrimoni che ci aiutano ad intuire perché si entra sempre nel mistero passo dopo passo, nella vocazione di essere madri e che l’amore va oltre tutto e ci si affida ad un Altro per vivere la vocazione di essere madri.
Concludo con un passo molto bello di Don Giussani riguardo ad un’altra santa mamma, santa Monica, la mamma di sant’Agostino che prima era ateo e poi si convertì:” La madre di sant’Agostino, santa Monica, faceva così: quando vedeva che il figlio cocciutamente tirava diritto per la sua strada (storta!), offriva a Dio”.