Il vangelo che abbiamo ascoltato oggi ci pone un po’ in crisi perché ci aiuta a capire un aspetto della nostra devozione che spesso non abbiamo approfondito.
La nostra preghiera, com’è?
Se leggiamo il vangelo con attenzione scopriamo come se fosse un viaggio: C’è un inizio e poi una meta.
In un certo senso, la nostra crescita spirituale è così, come lo è stato per gli apostoli e i discepoli di Gesù: C’è una crescita nella loro fede.
Neanche gli apostoli hanno capito chi era Gesù. Comprenderanno meglio solo dopo la Pentecoste.
Riprendiamo la domanda che gli fanno: ”Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo».
Il termine “vogliamo”, se ci pensiamo bene, cosa significa?
Comprendiamo subito che è una contraddizione. La preghiera è chiedere, mendicare, invece qui diventa una pretesa.
La preghiera invece è umiltà, è restare, è, cioè, vivere un rapporto.
A volte distruggiamo un rapporto in un niente.
Penso al catechismo, alle risposte che spesso mi vengono rivolte: ”Vogliamo la cresima, la prima comunione ecc…”
Come se fosse tutto uno scambio. Io offro il mio tempo al catechismo e quindi devi darmi questo sacramento. Ma a chi lo sto offrendo questo tempo?
“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per cosa si vive”. (Dostoevskij)
Nella preghiera, questo è quello che cerchiamo veramente.
Invece di cadere nell’errore di cercare i primi posti:” Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù capovolge tutto, ci aiuta a capire. Ecco perché la fede è un cammino, un riscoprire passo dopo passo la nostra vocazione che è il servizio, la carità, quello che invece è il primo posto.
“ Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti”.
Il servizio verso l’altro è ciò che fa la differenza.
In un mondo che fa a gara nel primeggiare, è un pò difficile che passi questo messaggio.
Io ricordo sempre a me stesso un pensiero: ”Quando si parla di uguaglianza tutti lo facciamo riferendoci a chi è più in alto di noi, ma mai con chi è inferiore a noi”.