Quando stavo preparando alla Prima Comunione i fanciulli del 2° turno facevo loro questa spiegazione riguardo alla consacrazione quando il sacerdote dice:”Prendete e bevetene tutti: Questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.
Nello spiegare la “remissione dei peccati”, il perché di questo sacrificio di Gesù, portavo questo paragone.
Facciamo finta di essere sulla sponda di un fiume che è la vita terrena. C’è poi il fiume che ci divide dall’altra sponda che è la vita eterna. Il sacrificio di Gesù è questa croce che ci aiuterà a passare il fiume e a giungere alla vita eterna. Solo la croce ci puo’ salvare.
Come scrive san Paolo:” Così anche voi consideratevi morti al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù”.
Leggendo oggi questa pagina del vangelo, voglio riportare quello che abbiamo ascoltato:”Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me”.
Il sacrificio di Gesù è un dono che ci viene offerto e noi mettiamo in gioco la nostra libertà per vivere questo cammino.
Cos’è la libertà?
«Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me… Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà”.
Gesù non chiede di rinunciare alla famiglia, di vivere lontani da questo mondo, come ben diceva un autore: ”Alcuni pensano che poiché non amano nessuno, pensano di amare Dio”.
Vivere la libertà è prendere consapevolezza di un’appartenenza a Dio vera e non sporadica o occasionale.
Vivere intensamente il reale, viverlo come occasione del viaggio della fede.
Lo dicevo ai genitori dei ragazzi della Prima Comunione. Vivere il dono della genitorialità parte, innanzitutto, dal riconoscere che il figlio è un dono e vivi con lui la vocazione di essere genitore, non un qualcosa di separato.
“Per unirsi bisogna amarsi, per amarsi bisogna conoscersi, per conoscersi bisogna andarsi incontro”.(Card. Mercier)
Quando noi viviamo la missionarietà, questo portare al mondo l’annuncio di Gesù, saremo accolti o rifiutati:”Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».
La gioia di appartenere a Lui ci darà la forza.
Ripeto la “gioia”, perché solo nella libertà possiamo riscoprire nel nostro cuore che Lui ci ama per ciò che siamo.
Pensate ai vostri sacrifici familiari. Lo fate in libertà e non lo fate pesare agli altri perché c’è un amore di fondo che spinge a farlo. Altrimenti rinfaccerete tutto e allora non sarà più carità ma solo una specie di “prestito” con la speranza che nel momento del bisogno, vecchiaia o altro, gli altri poi faranno a voi.
Il vero tesoro si deve custodire in cielo e non in terra.