V^ DOMENICA DI PASQUA- ANNO C
Oggi abbiamo ascoltato un passo del Vangelo che ci invita ad “Essere e a fare la differenza”.
Gesù ai suoi apostoli lascia un mandato che coinvolge anche noi:” Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”.
Perché questo nuovo comandamento ci fa “Essere e fare” la differenza?
Gesù stesso lo dice:” Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
La prima ed unica vera testimonianza è l’amore.
Nella Deus Caritas est, Benedetto XV^ insegnava che, purtroppo, la parola amore ha perso il suo vero significato e che tante volte è stata usata in modo sbagliato.
Dobbiamo ritornare all’origine di quella Chiesa che invitava, soprattutto, a vivere la comunione con Dio verso l’uomo.
Senza una “Chiesa comunità in comunione” rischiamo di diventare vecchi, cioè, riduciamo la nostra fede ad una formalità e non più a quella differenza che cambia il mondo.
E’ fondamentale coinvolgere l’altro nel nostro cammino di fede.
Bacone insegnava:”Fare del nostro cuore non un’isola solitaria, ma una parte del vastissimo continente”.
Questa comunione è vera, se prima c’è una comunione di Grazia con Dio Padre.
In un incontro di catechesi biblica, abbiamo meditato sull’amore tra San Giuseppe e la madonna. Amore non è un “Bisogno di…”.
Amare significa vivere la completezza della nostra vocazione non limitata ad un bisogno, ma ad un completarsi insieme.
Preparavo l’omelia di oggi, il giorno della festa di Santa Caterina da Siena che insegnava:”Amor di Dio e amor del prossimo sono i due piedi dell’affetto. Non è possibile camminare con l’uno o con l’altro solamente”.
Questo cammino comporta anche difficoltà.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato:” Dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte tribolazioni».
Papa Francesco, nel messaggio di Quaresima del 2015, riportava questa sua preghiera:” Quanto desidero che […] le nostre parrocchie e le nostre comunità in particolare, diventino delle isole di misericordia in mezzo al mare dell’indifferenza”.
Ecco cosa significa “Fare ed essere differenza”.
Un cristiano viene riconosciuto dalla testimonianza che vive in questo mondo. Egli non si adegua e non compromette la violenza del mondo, sia l’odio, la falsità o tutto ciò che si fa passare per “Buono o fan tutti così” per giustificare la scelta di non essere di Cristo.
Non amare rende la nostra vita più sterile.
Non ci si arricchisce se non del nulla che, come tale, scompare con il passar del tempo.
Siamo costruttori e non conservatori!
Siamo uomini in viaggio e non in attesa!
Pensiamo a domenica prossima, alle festa della Cresima. I ragazzi e i giovani decidono di essere cristiani adulti . E’ una scelta propria.
Non abbiamo il timore che tutto possa arenarsi nel nulla!
Dio converte i cuori e non l’uomo.
A noi viene data la Grazia di essere specchio della Sua Misericordia.