XVI^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO A 2020
La parabola che abbiamo ascoltato questa domenica, si collega al vangelo di domenica scorsa, alla parabola del Buon seminatore.
L’invito che oggi Gesù ci rivolge è quello di prestare attenzione al maligno che si insinua nella buona parola, al buon seme e che si offre con falsità per confondere la verità.
Per capire questa parabola, bisogna comprendere cos’è la zizzania che nel tempo ha assunto un altro significato più spirituale.
Molto simile al grano, è un’erba senza utilità e si confonde facilmente con il grano. Ecco perché abbiamo ascoltato questo passaggio:” E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano”.
Il male cresce con la nostra realtà ma, come ho già detto più volte, esso può solo tentare ma non può mai lenire la nostra libertà di scegliere.
Questo confronto ci riporta a riscoprire che ci salva solo la Grazia e non la nostra volontà che facilmente si lascia abbandonare nel peccato.
Sant’Agostino insegnava: ”Dopo il peccato originale, l’uomo è più incline al male”.
Resistere a questa tentazione è ciò che noi chiediamo al Signore.
Quante volte abbiamo avuto la tentazione di lasciare o di lasciarsi andare, perché abbiamo resistito oppure abbiamo ceduto?
Tutto dipende dal nostro amore e dall’ attenzione che abbiamo verso l’ideale della nostra fede.
La difficoltà ci porta a comprendere il perché.
Hemingway scriveva: ”Resistere e rafforzarsi significa vincere”.
Cristo ci offre la vittoria sulla morte nella Resurrezione perché questo è l’ideale del Cristianesimo, l’incontro finale con Cristo.
Non si tratta di fare del bene per stare bene, ma di vivere la carità in carità.
Ci sarà una mietitura: ” Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori:
“Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponètelo nel mio granaio”».
Spesso, il tema del giudizio universale viene accantonato.
La catechesi sui novissimi”Inferno, purgatorio e paradiso”, viene considerata un qualcosa che ormai non ci appartiene. Ma se noi viviamo per Cristo, questo vivere significa tendere verso di Lui. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro.
San Leone Magno insegnava:”Certamente il giorno del Giudizio rimane nascosto per tutti; tuttavia è sicuro che sarà sempre prossimo per tutti”.
L’amore che ci spinge a costruire una Comunità cristiana è un divenire della massa che nella Grazia del lievito, fermenta e diventa pane.
«Il regno dei cieli è simile al lievito che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Il nostro essere cristiani, è questo invito che Gesù ci rivolge personalmente perché possiamo essere uomini che vivono la libertà del cammino.
La mattina in cui stavo preparando questa omelia, leggevo una curiosità sul famoso dipinto di Michelangelo e sulla spiegazione del famoso dito di Dio che toccava il dito di Adamo nell’atto della creazione. Il dito di Adamo è staccato da quello di Dio, è curvato. Questo significa che Dio offre all’uomo la libertà. Egli ha questo dito dritto, sempre pronto ad accogliere l’uomo e ad offrire se stesso.
Così noi viviamo la nostra vita: Un tendere verso Colui che tutto può.