Nella seconda domenica di quaresima, la liturgia della parola riporta il passo del vangelo della Trasfigurazione.
E’ il momento in cui Gesù si fa conoscere ed offre ai suoi apostoli la visione del rapporto che c’è tra Padre e Figlio: ”E dalla nube uscì una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Dopo questa visione che è tangibile, non è più una parola ma un fatto
empirico sia visivo che di ascolto: Il cammino della fede intraprende un passo diverso.
Spesso ai funerali dico: ”La fede è affidarsi alla Sua parola e non perché io sono stato dall’altra parte ed ho visto e poi ritorno qui sulla terra ed allora dico che credere è giusto”.
La trasfigurazione è stato un segno divino in cui si è visto cos’è la gioia celeste.
“Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui. Erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria”.
Dopo la visione, è il momento della missione, cioè il momento del mettersi in confronto con la realtà.
Spesso questo momento ci porta timore perché il sacrificio della rinuncia, il cambiare strada, il rimettersi di nuovo in gioco, come sappiamo, non è semplice .
Rileggiamo ciò che dice Pietro: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne: una per te, una per Mosè e una per Elìa».
Come possiamo allora vivere questo passaggio di conversione se non nello sguardo alla resurrezione, perché la trasfigurazione è l’invito a vivere pienamente la Pasqua della fede?
“Mostrando così la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella Pasqua”. (Papa Francesco)
In tutto questo vivere la conversione, cosa veramente ci aiuta a cambiare?
Lo abbiamo ascoltato proprio all’inizio del vangelo: ”E salì sul monte a pregare. Mentre pregava….”
La preghiera è la nave che ci conduce nel mare della vita.
