Ognuno di noi penso che abbia un brano preferito del vangelo che gli piace ripetere.
Una delle pagine che amo di più è quella che riporta oggi la liturgia della parola.
Diciamo che c’è una domanda, un momento di verifica e ci sono due risposte.
La prima risposta è quella che diremmo “popolare”: ” La gente, chi dice che io sia?». Ed essi gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei profeti».
Come per dire: ”Sei importante ma non sei però il top”.
La seconda risposta, quella di Pietro, invece è la risposta:” Tu sei il Cristo».
Questo momento della vita di Gesù con gli apostoli è importante perché segna una divisione. Da questo momento, cioè, Gesù inizia la sua missione proponendo più chiaramente che Lui dovrà vivere il sacrifico della croce per portare la redenzione all’uomo, anzi per “offrirsi” come Redentore.
“E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.”
All’università ricordo ancora che i miei professori di Sacra Scrittura mi insegnavano che per leggere la Bibbia bisogna leggerla al contrario per poterla comprendere, cioè, partendo dalla resurrezione fino alla Genesi.
Infatti nel vangelo i discepoli, compreso Pietro in particolare, (forse è stato l’unico che ha avuto il coraggio di parlare) non comprendono il sacrificio della croce: ” Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
C’è un momento nella vita in cui veniamo chiamati . Come dicevo prima, è un momento di verifica in cui la nostra fede diventa risposta ad una domanda.
Scriveva Weiss: ”Perdonami Signore, mi devi perdonare! Dammi la visione della mia vita, che io non mi lasci scappare la grande fortuna, se non prendo sul serio la tua Parola”.