venerdì, 22 Novembre 2024
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Omelia Domenica 14 Luglio 2024 (XV Domenica del tempo ordinario Anno B)


Il brano del vangelo che abbiamo ascoltato, leggendo alcuni commenti a riguardo, mi ha fatto per un attimo sobbalzare, riflettendo su un passaggio: ”Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”.
Al rifiuto del Messia è il momento in cui il vero Amore si fa riconoscere,
noi spesso abbiamo la tentazione di abbandonare ed anche di sentirci giustificati: “Io ci ho provato ma non gli interessa”.
Innanzitutto, prima mi devo porre seriamente la domanda: “Ci ho provato veramente?” E poi capire una volta per sempre che è la Grazia che converte i cuori e non l’uomo con le sue capacità oratoriali o altro.
Il discepolo, cioè noi che abbiamo incontrato Cristo, siamo invitati ad essere testimoni di un incontro che ha cambiato la nostra vita.
Ha cambiato veramente la nostra vita?
La risposta a questa domanda, l’ho ritrovata in un pensiero del Vescovo don Tonino Bello che riportavo nell’omelia della vigilia di Natale dell’anno scorso: “Dio è presente nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia”.
Vivendo questa ricerca di Dio, l’uomo ha incontrato quella speranza nuova che lo cambia.
Siamo stati chiamati in un modo inaspettato, come abbiamo ascoltato dalla prima lettura: ”Non ero profeta né figlio di profeta; ero un mandriano e coltivavo piante di sicomòro. Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Il Signore mi disse: Va’, profetizza al mio popolo Israele».
Vivi allora verso l’altro. Anche se non ti accoglie, tu continua a portare l’annuncio, affinché l’uomo si possa ravvedere.
Ed essi,(i discepoli) partiti, proclamarono che la gente si convertisse”.
La conversione, affinché l’uomo riconosca il bene.
Riconoscere il bene in tutto ciò che ci circonda e perseguirlo.
Penso alle guerre: Perché l’uomo è così cattivo e non cambia il cuore?
Perché la sua meta ha assunto nella sua vita quel “bene valore” che non è amare ma distruggere e pensa che quel distruggere sia il vero bene.
Spesso lo ricordo: ”Si arriva alla pace, solo quando ho vinto io”.
La difficoltà dell’accoglienza è proprio in questo: il vivere la rinuncia.
L’amore si costruisce nel sacrificio.
“Giudica il tuo successo da ciò a cui devi rinunciare per poterlo ottenere”. DALAI LAMA
La missionarietà richiede questo.
In una domenica di giugno vi dicevo: Alcune volte abbiamo la tentazione di prendere tutto, mettere un sacco e buttare tutto fuori.
Ma perché non lo facciamo?
Amare e , quindi, vivere la fede, richiede l’umiltà di restare.
È il metodo di scuola di comunità: L’umiltà di restare, anche quando non comprendi tutto, ma sai che c’è un qualcosa che lì ti sta per cambiare.