XI DOMENICA DEL T.O. ANNO B 2021
Con questa domenica, riprendiamo le domeniche del tempo ordinario, e lo facciamo con una pagina del Vangelo che ci lega al simbolo della festa di oggi, “Il pane di Sant’Antonio”.
Partendo proprio da questo simbolo, cioè un qualcosa che rimanda ad altro, riprendiamo il paragone di Gesù che oggi il vangelo lo riporta:” “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura”.
Ogni uomo ha un suo destino, cioè una vocazione personale, come rispose Benedetto XVI alla domanda:”Quante vie ci sono per arrivare a Dio?” Lui rispose:”Tante quanti sono gli uomini”.
Il seme seminato in noi, è una storia personale, che viviamo, coltiviamo o lasciare seccare, ed è solo quando il seme è coltivato che porta frutto, per divenire così pane da condividere, una fede che si trasmette, che accoglie l’altro, perché diventi con te, compagnia verso il regno dei cieli.
La vocazione cristiana, come insegnava anche sant’Antonio:” Se nell’altare del nostro cuore non c’è la pazienza, verrà il vento a disperdere il sacrificio delle opere buone. Dove non si perde la pazienza, si conserva l’unità.
Aver pazienza, lasciare che Dio entri nel nostro cuore e amare questo legame con Lui.
Amando Dio, possiamo vivere in compagnia, scoprire questa comunità che è unica in se e, vive il destino comune di andare verso il cielo.
Come riconoscere Dio nella nostra vita?
Sempre il Santo di Padova, riportava questo paragone:” In un’acqua torbida e mossa il viso di chi vi s’affaccia non viene rispecchiato. Se vuoi che il viso di Cristo, che ti guarda, si rispecchi in te, esci dal tumulto delle cose esteriori, sia tranquilla la tua anima.
Dobbiamo desiderare questo amore completo di Dio.
Dobbiamo desiderare il regno dei cieli, questa pace vera.
Non la fine della sola sofferenza, non solo la fuga da questo mondo, ma la bellezza di una pienezza vera, di quella bellezza che rallegri pienamente il cuore dell’uomo.
San Paolo, questo lo aveva capito bene:” Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Bello il termine”abitare” cioè vivere la familiarità con Cristo.
Si abita nei luoghi conosciuti, nei luoghi cari, nei posti in cui viviamo la bellezza di essere nel riposo.
È il desiderio di cercare Dio, la vera vocazione.
Più il desiderio è vero, più la nostra fragilità del peccato può divenire invece occasione di riconoscersi bisognosi di un amore più grande.
Se ami Dio, trovi la strada in cui Lui si fa incontrare.
L’Eucarestia che noi celebriamo è il dono del pane vero che noi condividiamo con i poveri. Quella sazietà che verrà soddisfatta da una comunione divina.