Il vangelo di questa domenica riporta al cuore e alla mente ciò che abbiamo meditato in altre occasioni: L’importanza del distinguere il rito dalla ritualità soprattutto in questo tempo dell’anno liturgico. In quasi tutte le nostre parrocchie si sono concluse le feste patronali e, quindi,diremmo che è il tempo di una “verifica”. Gesù sottolinea un passaggio molto importante che a noi sembra distante dal nostro modus operandi: ”Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Il creato è buono. L’uomo rende male ciò che gli viene offerto e Gesù lo spiega subito dopo: ”Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
La tua libertà decide il bene o male. Allora ci poniamo la domanda:”Perché Dio non frena l’uomo quando sta sbagliando, ad esempio le guerre?”.
Se Dio costringesse l’uomo a fare del bene, non sarebbe più un bene.
Mi ha sempre colpito la spiegazione che diceva il card. Martini e che più volte riporto, quando diceva:”Perché Gesù non è apparso (resurrezione) davanti alla folla il giorno di Pasqua, invece che alla sola Maddalena? Perché altrimenti il popolo avrebbe creduto per forza e non per fede”.
Pensiamo poi alla bellissima opera di Dostoevskij:”Tu non scendesti dalla croce, quando per schernirti e per provocarti ti gridavano: “Scendi dalla croce, e crederemo che sei proprio tu!”. Non scendesti perché, anche questa volta, non volesti rendere schiavo l’uomo con un miracolo, perché avevi sete di una fede nata dalla libertà e non dal miracolo. Avevi sete di amore libero,e non dei servili entusiasmi dello schiavo davanti al padrone potente che lo ha terrorizzato una volta per sempre”. Dio ci offre la proposta di seguirlo e di scoprire, passo dopo passo, che non ci salva la ritualità ma la sua Grazia.
Scrivevo già nel nostro giornale parrocchiale, il rischio del devozionalismo. Gesù, invece, ci invita ad affidarci a Lui, a rinascere in Lui.
Alimentiamo il desiderio della ricerca di Lui.Concludo con un passo di una poesia di Umberto Saba (Ulisse) che esprime meglio questo concetto di desiderio d’infinito: ” Il porto accende ad altri i suoi lumi; me al largo sospinge ancora il non domato spirito, e della vita il doloroso amore”.