Il vangelo di questa domenica riporta un’espressione che diremmo ci rincuora.
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”.
Cosa significa questo passaggio?
L’uomo nella fatica, in questo caso riferito all’evangelizzazione, ha bisogno di una meta.
Ha bisogno di sapere che il suo sacrificio ha un senso.
Gesù lo offre: il riposo, l’incontro con Dio.
Mi piace riportare il pensiero:”Anche il deserto è una strada se ha una meta”.
Quando l’evangelizzazione sembra che non porti a nessun risultato, allora ci sentiamo stanchi.
Innanzitutto è bene dire che “il risultato” non appartiene a noi.
Il senso del tempo e dello spazio non è una categoria che possiamo associare a Dio.
Vi ricordate quello che vi dissi alcuni mesi fa, la storia di quel santo, San Carlo Lanwa che morì martire in Cina? Eppure dopo tre secoli un altro ebbe la conversione leggendo la sua biografia e diventò poi, a sua volontà, il più grande missionario dell’Africa: Era san Daniele Combini.
Dio ci accoglie nelle nostre fatiche, nella compagnia della Chiesa e ci offre un sostegno.
Gesù sa la fatica che affronta il cristiano nel testimoniare quella Vera Via che conduce alla Vita.
Come scriveva il missionario protestante Schweitzer: ”Dio non mi comanda di riuscire, ma di sforzarmi. Non mi prescrive di arrivare, ma vuole trovarmi in marcia quando verrà”.
Eppure la persecuzione fortifica la nostra fede.
Come abbiamo pregato nel salmo responsoriale:”Fedele è il Signore in tutte le sue parole
e buono in tutte le sue opere.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto”.
La misericordia di Dio è il dono della Grazia di ricominciare.
Questa è la bellezza della fede in Cristo: Che non si è arrivati. Si è sempre in cammino, anche dopo le cadute.
Non lasciamoci imbrigliare dai sensi di colpa!
È peccato perdere la speranza.
Impariamo da Gesù. Anche noi ripetiamo con Lui:”Ti rendo lode, Padre”.
La preghiera è l’acqua alla nostra sete.
Questa è la Grazia dell’Eucarestia, l’incontro con Lui.
L’amore che si fa amare.