XVI^ DOMENICA DEL Tempo Ordinario ANNO C 2019
Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato, ci aiuta a riflettere su un errore che la Chiesa vive in questi ultimi decenni e che sia i Papi, sia i teologi hanno ripreso più volte: Il rischio del “pragmatismo”, cioè, il voler fare a tutti i costi. In una realtà odierna dove l’uomo viene valutato come tale solo se è efficiente, anche noi rischiamo di vivere la fede solo se efficiente, solo se c’è da fare.
E’ come se io dicessi che è importante evitare di cadere nell’errore dell’immagine e poi, sono il primo a fare continuamente selfie o altro durante le celebrazioni.
Dobbiamo mirare,innanzitutto, a ciò che vale, all’incontro con Cristo:
” Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta».
Questo non significa che Marta sbaglia a fare tante cose. Gesù ci invita a purificare l’azione con la contemplazione.
Da San Paolo abbiamo ascoltato:” Cristo in voi, speranza della gloria”.
Questa appartenenza a Lui ci porta a vivere l’azione con quella certezza che l’incontro con l’altro è un incontro missionario, cioè, un annuncio di ciò che noi abbiamo incontrato e vissuto.
Diventiamo una Comunità riunita nella gioia di Cristo risorto!
Dove porta l’errore del pragmatismo?
“La realtà per noi è il mondo delle cose, costituito da sostanze che occupano uno spazio. Perfino Dio viene considerato da molti come una cosa. Questo nostro legame con le cose ci rende ciechi a ogni realtà che non si presenti come una cosa, come un dato di fatto.” ABRAHAM JOSHUA HESCHE
Considerare Dio una cosa, ci toglie il Mistero, toglie l’essenzialità che è Dio stesso.
Come Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta e tante altre coppie dell’Antico Testamento, ci si pone il dubbio: ”Come possiamo avere figli se siamo vecchi?”
Ci si chiude nelle nostre domande legate alla realtà pensando che Dio sia appunto una cosa tra le altre.
La contemplazione di Cristo ci apre il cuore al Mistero, alla ricerca di una fede che ci coinvolge.
Marta e Maria sono testimoni di un cammino che va purificato perché anche noi possiamo riconoscere che c’è una scelta iniziale: Stare con Lui.
La fede è, appunto, “stare”.