sabato, 12 Aprile 2025
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Omelia 2^ DOMENICA DI NATALE – ANNO c (domenica 2 gennaio 2022)


Oggi abbiamo ascoltato il prologo giovanneo. E’ l’inizio del vangelo di Giovanni che esalta in modo veramente lodevole il mistero dell’incarnazione e il suo perché.
Cristo, nella nostra vita, è presenza.
Così abbiamo letto:”E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
Nella prima lezione della catechesi biblica vi dicevo che il termine greco “eschenosen”significa venire a mettere tenda in mezzo a noi.
Una presenza reale e fattiva ci coinvolge in tutto.
Anche dalla prima lettura abbiamo ascoltato:”Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele,affonda le tue radici tra i miei eletti” .
La fede in Dio non è solo un’ individualità o, peggio, un qualcosa di sentimentale, ma è la realtà di un incontro che cambia la storia dell’uomo.
Quella luce illumina la nostra strada:”In lui era la vitae la vita era la luce degli uomini;la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta”.
Non è un qualcosa di scontato o di ripetuto.
Preparavo l’omelia di oggi proprio dopo la festa di san Nicola che abbiamo celebrato con i più piccoli e quando ho chiesto loro quale regalo riceveremo per Natale, prontamente hanno risposto”Babbo Natale”. Quando ho detto che riceviamo come regalo Gesù Bambino”, la risposta è stata:” Vabbè!”
Questo mi faceva riflettere perché, effettivamente, viviamo un Natale fatto di altro, fatto, cioè, di una luce diversa da quella che invece riporta il vangelo di oggi.
La luce di Cristo non è una luce pubblicitaria e non vuole vendere nessun prodotto.La Chiesa vuole soltanto offrire la verità che è una persona:”Cristo!”
“Veniva nel mondo la luce vera,quella che illumina ogni uomo.”
Un cammino si compie se si ha una meta.
Lo abbiamo meditato già nella seconda domenica di Avvento, quando Giovanni Battista, nell’accogliere il Messia, invita il popolo alla conversione.
Senza una meta, l’uomo vaga nel vuoto, perché non sapendo dove andare, è limitato nei passi.
“Mettersi alla sequela di Gesù significa prendere la propria croce – Tutti l’abbiamo… – per accompagnarlo nel suo cammino, un cammino scomodo che non è quello del successo, della gloria passeggera, ma quello che conduce alla vera libertà, quella che ci libera dall’egoismo e dal peccato. ”(Papa Francesco)