Stiamo vivendo questo tempo di preghiera che chiamiamo tredicina, in preparazione alla festa del santo di Padova.
Questa occasione ci viene offerta dalla tradizione francescana per riflettere sulla figura del santo e, in particolare, sul suo apostolato di predicatore.
Sant’Antonio, a riguardo alle prediche, così si esprimeva:” La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere e così siamo maledetti dal Signore, perché Egli maledisse il fico in cui non trovò frutti, ma solo foglie”.
La formalità del fare che spesso ci accompagna e che noi possiamo chiamare con i termini quali tradizione, pietà popolare, cultura popolare o altri, ci fa capire che, spesso, dentro viviamo un vuoto, come l’albero del fico che non da’ frutti, perché non offre veramente l’ essenziale.
Diamo per scontato che per essere testimoni basta seguire la catechesi settimanale o mensile, preoccuparsi della festa o testimoniare la nostra elemosina quando ci viene richiesta. Quando avviene ciò diciamo di essere “a posto”.
Non è così. Un cammino da percorrere nel quotidiano deve fare la differenza.
Siamo chiamati a farci occasione di carità e non ad aspettare l’occasione.
La creatività delle fede, questo continuo confrontarci ci spinge a rinnovare la fede perché il mondo cambia. La vocazione vera che è in noi, ci pone in cammino alla ricerca di quella domanda che noi poniamo al Padre:”Perché proprio io e perché qui?”.
Non siamo un caso, ma un dono.
La testimonianza della nostra vita deve essere luce e faro per chi cammina nella nebbia dei dubbi.
“I santi in questo luogo caliginoso brillano come le stelle del firmamento. E come le calzature difendono i piedi, così gli esempi dei santi difendono la nostra anima, rendendoci capaci di calpestare le suggestioni del diavolo e le seduzioni del mondo”. (Sant’Antonio)
Ecco perché non dobbiamo limitarci ad una appartenenza “simbolica”all’ordine francescano o a qualche altro gruppo ecclesiale o anche parrocchiale.
Una spinta deve essere fuco che illumina il tutto.
Riprendendo sempre quello che il santo diceva”Brillano come le stelle”,
l’umanità è in questo continuo navigare ed ha bisogno di punti di riferimento.
La Chiesa è come una nave. Non si è spettatori, ma navigatori. Non dobbiamo limitarci all’attesa dell’altro, ma lasciarci guidare dal timoniere che ti offre la via per il porto. Occorre essere un insieme che fa navigare la nave verso quell’orizzonte nuovo della vita che ci viene incontro.
Nella divina commedia, Dante Alighieri così diceva di Ulisse :”Nati non foste per vivere come bruti ma conoscere virtute e canoscenza”.
Non siamo nati per fermarci ma per confrontarci. Questo ribadisce sempre papa Francesco nelle sue udienze e nelle sue omelie. Spesso, la paura di confrontarci ci frena e ci fa chiudere.
Sant’Antonio, veramente molto dotto, si è offerto per predicare e per confrontarsi, non perché era sicuro della sua scienza, ma perché sicuro della sua fede.
“Lo Spirito del Signore è lo spirito di povertà. I forti sono i poveri che non vacillano né nella prosperità né nelle avversità”. (Sant’Antonio)
Certi di questo amore, viviamo la nostra vocazione per essere testimoni e luce, per chi naviga nel mare del dramma della disperazione e cerca in noi un mano per non lasciarsi andare!